La madre è morta di Covid, lui prenderà il suo posto come medico di base

MIRA. Parlare di “lieto fine” non si può. Ma è di quelle notizie che, pur nel dramma, riesce a strappare un sorriso. Sarà il dottor Rafi El Mazloum, figlio del medico di base 62enne Samar Sinjab vittima del Covid-19, a prendere l’eredità della madre, esercitando nei due ambulatori gestiti dalla dottoressa in via Toti a Mira Taglio e in via Giovanni XXIII a Borbiago. L’ufficialità è arrivata venerdì, giusto alla vigilia della festa della mamma, come risposta alle petizioni portate avanti strenuamente dai 1.600 pazienti della donna, che avevano fatto sentire la loro voce persino sul sito Change.org, chiedendo che fosse il giovane medico a proseguire il lavoro della madre, primo camice bianco caduto nel Veneziano nella lotta al Coronavirus.
L’incarico, per il momento, ha durata annuale, con la speranza per i pazienti che possa essere trasformato a tempo indeterminato. «Ho trovato una manifestazione di affetto e di stima da parte dei pazienti che è stata incredibile», dice Rafi El Mazloum, commosso.
«Mi chiamavano dicendo che, se non avessi preso io il posto di mia madre, loro non si sarebbero più presentati nell’ambulatorio. Io non ho fatto niente, è stato tutto merito loro. Anche adesso, a incarico confermato e ufficializzato, ci sono ancora persone che firmano la petizione».
In realtà, quel posto, a Rafi spettava “di diritto”. «Non farò nulla di nuovo, perché io già curavo quei pazienti», racconta il giovane medico. «L’ambulatorio è strutturato con tre stanze. La più grande era di mio padre, Omar El Mazloum, pediatra. In un’altra c’era mia madre, mentre la terza era “prenotata” per me. Quando, nel 2003, fui ammesso alla facoltà di Medicina, mio padre mi disse: «Questa sarà la tua stanza, quando ti sarai laureato». Papà è mancato nel 2007 e mia madre allora si è trasferita nella sua stanza. Io mi sono laureato due anni dopo e ho iniziato a esercitare nella mia stanzetta, che prima era occupata da mia mamma. Nel 2015 sono diventato medico legale, iniziando a lavorare a pieno regime. Però, quando la sala d’attesa era piena – 1600 persone seguite sono un numero importante – e io non avevo particolari incombenze, aiutavo mia mamma, visitando alcuni suoi pazienti».
Che infatti sono molto legati Rafi El Mazloum: «Sono contento di poter continuare il lavoro di mia madre, perché questo era il mio, il suo e il desiderio dei pazienti. Mi è stato chiesto “a furor di popolo” di mantenere questa continuità e sono felice di poterlo fare».
Certo ora il giovane medico è chiamato a un impegno gravoso, come conferma lui stesso. «Mamma era un grande medico ed era una persona unica. Io ci metterò il massimo impegno, sperando di essere all’altezza della situazione e sperando che i pazienti siano contenti del mio lavoro. Ma so che non sarò mai come mamma. Mamma era inarrivabile».
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