«La fine di un rapporto un peso insopportabile»
Bellio del centro antistalking La Magnolia spiega le difficoltà degli uomini «Cercare di aiutare chi è violento significa eliminare alla fonte il problema»

MIRA. «Sono diversi gli uomini che si rivolgono a noi perché non riescono a sostenere il peso della fine di un rapporto, a rielaborare il processo di lutto. Qualcuno ci dice “la vorrei ammazzare, so che è sbagliato, ma non ce la faccio, aiutatemi”. Roberto Bellio, è presidente del Centro antiviolenza e antistalking La Magnolia e del Centro educativo alle relazioni affettive C.e.r.a, strutture riconosciute dalla Regione.
«La prima», spiega, «ha a che fare con le donne, il secondo è dedicato agli uomini che usano violenza nelle relazioni affettive». Un tema che sta assumendo toni drammatici. Prosegue: «Per quel che riguarda gli uomini non ci sono direttive regionali, ma noi da un anno e mezzo a questa parte ci siamo resi conto che finora ci eravamo concentrati sulla vittima, che è una parte del problema, ma non lo esaurisce tutto. Per questo abbiamo scelto di lavorare su chi agisce con violenza. Al centro arrivavano donne, le aiutavamo, ma, tornate a casa, il problema permaneva e si alimentava. Aiutare chi è violento significa eliminare alla radice la fonte».
Racconta: «Assistiamo uomini che vengono spontaneamente al centro, o perché sono entrati in un percorso giudiziario, ma anche semplicemente persone che, dopo una separazione, sentono di non avere la capacità di sostenere la fine di un rapporto. Ci dicono “la vorrei ammazzare, so che è sbagliato, so che non è giusto, aiutatemi a elaborare il mio stato”.
Ragiona: «L’uomo non è capace di superare certe situazioni, distaccarsi da una cultura radicata che ci abitua a dire è la “mia ragazza, la mia donna”, una cultura del possesso, dove la partner è posseduta e diventa una sorta di oggetto per quanto pensante. A quel punto quando questa persona vuole interrompere un rapporto, taluni non lo accettano. “Se sei mia” lo sei fino in fondo, fino all’annullamento dell’altro e di sè». L’epilogo, è spesso il più triste. «Ecco che un uomo, appartenente alle forze dell’ordine, stimato da tutti, può passare da una sponda all’altra del fiume della vita. Un uomo che ha sempre allontanato la violenza, arriva a uccidere la propria donna. Questo perché nei sentimenti si perde lucidità, la capacità di razionalizzare, si segue l’istinto animale e primordiale, che annebbia la mente». Conclude: «Il nostro è il primo centro che assieme all’università di Padova cerca di codificare un campione, di scavare nel motivo per il quale si arriva a questo punto, di capire la fenomenologia del comportamento e aiutare gli uomini a uscire da questa spirale nei rapporti affettivi».
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