La Fenice: orchestrali, sarte, baristi rischiano di non tornare a casa

«Con questo orario ci rimetteremo tutti, sia noi lavoratori, che gli abbonati che vengono in treno». Emma Bevilacqua, è una sarta che fa parte della grande famiglia del teatro La Fenice di Venezia...
Interpress/Mazzega Pellicani Venezia, 14.12.2013.- Decennale Fenice. Concerto straordinario Lorin Maazel.-
Interpress/Mazzega Pellicani Venezia, 14.12.2013.- Decennale Fenice. Concerto straordinario Lorin Maazel.-

«Con questo orario ci rimetteremo tutti, sia noi lavoratori, che gli abbonati che vengono in treno». Emma Bevilacqua, è una sarta che fa parte della grande famiglia del teatro La Fenice di Venezia (in foto). Ad essere penalizzati, sono tutti, dalle maestranze agli stessi spettatori secondo la donna. «Noi abbiamo un sacco di abbonati della zona di Trieste», spiega la sarta, «che utilizzano la linea Venezia-Portogruaro-Trieste e non vengono di certo in auto. Sono pensionati, persone che senza i treni utili, disdiranno il loro abbonamento punto e basta». Dunque, il disagio è comune e va a scapito anche della stessa economia. «E poi ci sono i dipendenti come me, che ho due figli, mi devo pagare la baby sitter e devo attendere due ore l’autobus sostitutivo a Venezia». E ancora: «Effettivamente in alcune fasce orarie il numero di convogli è aumentato, ma sono treni che abbiamo già avuto modo di verificare, andranno su e giù vuoti, perché sono stati pensati nelle ore sbagliate».

Quali? «Ad esempio alcuni treni del pomeriggio che fanno capo a Mestre». Il problema, per tutti, è quello del ritorno. Orchestrali, sarte, ma anche chi lavora in bar e hotel, lamenta la mancanza dei treni notturni, nello specifico quelli delle 23.18 e delle 23.56. E i dipendenti della Fenice sono ben 315. «Al di là del fatto che non ho a disposizione l’auto come tanti altri, in ogni caso alle 23 di sera, con la nebbia e il ghiaccio, di certo non mi metto in macchina per tornare a casa». E poi c’è il parcheggio, il denaro della benzina, della manutenzione del mezzo. Nel bilancio familiare, non poter far conto sul mezzo pubblico, è un disagio non da poco. (m.a.)

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