La fase 2 negli aeroporti. Marchi, presidente Save: «La vera ripresa solo tra 2022 e 2023»

MESTRE. I segnali sono ancora deboli, anzi debolissimi, ma anche per il trasporto aereo si intravede una bozza di ripresa. Il settore è uno dei più colpiti in assoluto, fin dall’inizio dell’escalation dei contagi si sono cominciati a vedere i primi voli cancellati, poi rapidamente, con l’evolvere vertiginoso della pandemia in tutto il mondo, le compagnie sono state costrette a tenere le loro flotte a terra.
Lo sa bene Enrico Marchi, presidente di Save spa, la società che gestisce gli aeroporti di Venezia, Treviso e Verona, che finalmente può annunciare la ripresa di alcuni, per ora pochi, voli da e per l’aeroporto Marco Polo di Tessera. Ma resta prudente davanti alle incognite che ancora gravano sulle prospettive a medio e lungo termine.
Da due mesi aerostazione e piste di decollo e atterraggio sono deserte come mai prima. Quando cominceranno a ripopolarsi di aerei e passeggeri?
«Al Marco Polo, che è sempre stato operativo, oltre ad alcuni voli privati e di carattere umanitario e sanitario, in questa fase drammatica abbiamo avuto solo un volo con Alitalia da Roma e neanche tutti i giorni. Posso dire che fino a pochi giorni fa non si parlava nemmeno della ripresa dei voli, solo ora cominciamo a vedere qualche spiraglio di luce».
Quindi riprendono i voli, finalmente?
«La programmazione della ripresa dei voli in tutti gli aeroporti del mondo e anche al Marco Polo cambia e si modifica giorno per giorno, perché non dipende solo dalle compagnie aeree ma anche dai singoli governi degli stati. Fino a ieri sembrava possibile riprendere i collegamenti con Londra e la Spagna, ma i rispettivi governi hanno deciso di prolungare l’obbligo della quarantena per qualsiasi turista in arrivo che, di certo, non invoglia a viaggiare, almeno per ora.
Per Parigi e Amsterdam potrebbe esserci una ripresa ravvicinata ma la situazione è in continua evoluzione e stiamo ancora confrontandoci con Klm e Air France sulle possibili date e modalità di ripresa dei collegamenti aerei. L’unica certezza sono i voli della compagnia ungherese Wizzair con la ripresa, tra fine mese e i primi di giugno, dei voli per gli aeroporti di alcuni Paesi dell’Est europeo, come Bucarest, Skopje, Timisoara, Chisinau. Speriamo sia l’inizio di una ripresa più consistente e duratura dei voli».
E per gli aeroporti di Treviso e Verona quali sono le prospettive?
«Per quanto riguarda il Catullo di Verona è sempre stato operativo per voli umanitari, come quelli dei medici albanesi. Dal 18 maggio verrà riaperto per due voli settimanali, sempre con Paesi dell’Est, come Tirana, Cracovia e Chisinau. Per la riapertura del Canova di Treviso stiamo aspettando le decisioni della compagnia Ryanair, che prevede la ripresa del 40% di voli dal primo luglio».
Ryanair, però, ha chiesto ai governi dei Paesi in cui opera di poter atterrare o decollare dagli aeroporti senza pagare nulla a nessuno?
«Bella pretesa, tutti vorremmo volare gratis, ma c’è il biglietto da pagare alle compagnie che a loro volta pagano i servizi e le infrastrutture aeroportuali. Si tratta solo di una sparata provocatoria di Ryanair».
In attesa di una vera ripresa dei voli , come vi state attrezzando?
«Innanzitutto stiamo lavorando con Assoaeroporti, le compagnie aeree e l’Ente nazionale dell’aviazione civile per rendere il trasporto aereo più sicuro possibile, e invogliare la gente a tornare a viaggiare, anche in tempi di pandemia da coronavirus, come abbiamo fatto in precedenza per altre pandemie e per le minacce terroristiche dopo l’attacco alle Torri Gemelle di New York. Da questo punto di vista al Marco Polo siamo già molto attrezzati, con tutte le migliori tecnologie disponibili e le rigide procedure di sicurezza per i passeggeri e il personale di terra e di volo».
Ma le compagnie con gli aerei a terra da settimane sono in ginocchio e per ripartire dovranno ridurre di molto i posti disponibili in ogni volo per evitare contagi. Ce la faranno?
«La sicurezza nel trasporto aereo è sempre stata una priorità, più che in altri settori, mi permetto di osservare. Il fatto è che le misure di emergenza non devono solo garantire la sicurezza di tutti, negli aeroporti e in volo, ma debbono essere anche praticabili dal punto di vita economico. Mi sembra difficile che, come ipotizzato, si permetta di salire a bordo di un aereo solo al 33% dei passeggeri, rispetto a prima: è chiaro che è insostenibile».
Tutto può tornare come prima negli aeroporti, o sarà qualcosa di diverso? E quando?
«Ci vorrà tempo, secondo le nostre previsioni si potrà tornare ai volumi di traffico aereo e passeggeri del 2019 solo nel 2022 o nel 2023. Le compagnie si dovranno attrezzare con strategie di razionalizzazione adeguate ai tempi e una parte di traffico aereo “drogato” in aeroporti magari sussidiati dagli Stati sparirà».
L’ampliamento del Marco Polo proseguirà o no?
«È evidente che in questa situazione siamo stati costretti a fermare il progetto già avviato. Per fortuna, certe cose sono state già realizzate, come la darsena e il Moving walkway. La realizzazione del necessario collegamento ferroviario diretto con il Marco Polo, però, resta in agenda e ci proponiamo di continuare il dialogo con il territorio per ridurre al minimo i disagi per la realizzazione di questa essenziale infrastruttura». —
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