La console d’Egitto all’inaugurazione per Tutankhamon: polemica a Venezia

Zanella di Verdi-Sinistra Italiana: «Non abbassare la guardia sui diritti umani pensando al caso Regeni e al processo Zaki»

Mitia Chiarin

Pochi giorni fa al vertice di Sharm el Sheikh sul cambiamento climatico, il presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha incontrato il presidente della Repubblica Araba d’Egitto, Abdel Fattah al Sisi. E ieri a Venezia per la apertura della mostra “Tutankhamon, 100 anni di misteri” allestita da Venice Exhibition Srl nel palazzo trecentesco in campo San Maurizio, il Veneto ha incontrato l’Egitto mettendo fianco a fianco la console generale di Milano per la Repubblica Araba d'Egitto, Manal Mohamed Abdeldayem e il presidente del Consiglio Regionale del Veneto, Roberto Ciambetti.

Scambi culturali ed economici legano l’Italia, e il Veneto, all’Egitto. Ma si leva la voce di chi invita le istituzioni italiane a non dimenticare che il nostro paese continua ad attendere la verità sulla morte di Giulio Regeni, il dottorando ucciso nel 2016 in Egitto, ritrovato nelle vicinanze di una prigione dei servizi segreti con pesanti segni di torture. Per Giulio Regeni si sono mobilitate, e si mobilitano, associazioni, cittadini e anche amministrazioni comunali. Per il Parlamento Europeo il caso non è un fatto isolato ma si inserisce in un contesto di violazioni dei diritti umani. E come per la visita della Meloni, così l’inaugurazione a Venezia solleva perplessità e critiche.

«Siamo reduci da una dichiarazione del nostro gruppo alla Camera sulla vicenda di Alaa Fattah, leader della rivolta egiziana del 2011, in carcere da tempo e costretto ad alimentazione forzata. E lo ribadiamo sia per la vicenda di Giulio Regeni che per quella di Patick Zaki. Il rispetto dei diritti umani è tema fondamentale negli scambi tra paesi», dice la presidente del Gruppo Verdi-Sinistra Italiana alla Camera, la deputata veneziana Luana Zanella.

«È necessario che sia spezzata ogni complicità con il regime di al Sisi, strada che il governo Meloni non intende affatto intraprendere», dice la Zanella citando il testo di questa recentissima presa di posizione. «Da un rappresentante di Fratelli d’Italia ci è stato risposto che l’attenzione c’è stata e lo confermava la presenza del partito nella commissione Regeni. Ma il fatto è che se giustamente contribuisci ad una commissione ispettiva, poi si porta avanti l’impegno anche nella legislatura successiva», spiega la parlamentare

«Occorre mantenere la schiena diritta sul tema del rispetto dei diritti umani. Le occasioni di scambi culturali oppure economici devono essere occasione anche per ribadire la posizione del nostro paese su queste vicende. E lo stesso va fatto nei confronti dell’Iran per il trattamento imposto alle donne. Queste vicende non si possono semplicemente rimuovere o ignorare. Abbiamo tutti il dovere politico, istituzionale ed etico di tenere il punto su questioni geopolitiche, che sono strettamente connesse al tema del rispetto dei diritti umani».

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