«La casa di cura Rizzola non è in vendita e stiamo investendo»

La proprietà della clinica smentisce le voci. Il dg Bramezza a Madeyski: non potrei lavorare in strutture concorrenti

SAN DONÀ. «La casa di cura Rizzola è e resterà a San Donà e non sarà mai ceduta». La famiglia Variola, proprietaria della casa di cura convenzionata in via Gorizia, chiude subito la polemica sollevata in occasione dell’addio del medico chirurgo Paolo Madeyski, il quale ha salutato amici e pazienti dopo l’interruzione del contratto al 31 dicembre prossimo.

Madeyski aveva adombrato il sospetto che ci fosse la politica dietro la sua presunta defenestrazione dalla Rizzola dopo 25 anni. Il suo legale, l’avvocato Luca Pavanetto, è pronto per una causa davanti al giudice del lavoro; l’ex vice sindaco e candidato primo cittadino Oliviero Leo ha apertamente parlato di «complottismo»; Francesca Pilla e Francesca Zaccariotto hanno ribadito la stima verso il medico chirurgo sandonatese. Madeyski aveva anche sollevato i dubbi sul futuro della Rizzola sostenendo le voci che vorrebbero l’attuale dg dell’Usl 4 Carlo Bramezza tra i possibili futuri amministratori alla Rizzola in caso di un cambio di proprietà.

Ma proprio la storica proprietà della casa di cura, la famiglia del dottor Variola, è stata chiara in merito. «Sono stati superati i limiti evidentemente per l’emozione» commenta «Mai abbiamo avuto intenzione di cedere la casa di cura neppure all’ente pubblico e figuriamoci al privato. I bilanci sono in ordine e abbiamo fatto importanti investimenti. Il nostro rating presso le banche è di alto livello».

Poi un accenno al rapporto di lavoro con Madeyski dopo che l’avvocato Pavanetto ha parlato di un milione di euro di contributi non versati se dopo 25 anni di contratto sempre rinnovato si configurava un rapporto di fatto a tempo indeterminato. «Il suo era un contratto da libero professionista, senza orari e con la possibilità di lavorare anche per l’ospedale» aggiunge Variola «e percepiva una percentuale per ogni intervento. Non si configurava a nostro avviso questo rapporto di lavoro a tempo indeterminato».

Bramezza ha seccamente smentito ogni tipo di pressione su Madeyski e ha ribadito l’infondatezza delle illazioni sul suo conto in quanto per contratto non potrebbe, dopo l’incarico di direttore generale all’Usl 4, lavorare per altre strutture concorrenti. Ora non si escludono nuove puntate con i rispettivi legali in campo. —

Giovanni Cagnassi

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