La cannabis per curare l’epilessia

Se ne parla poco e male, perché l’aspetto che prevale è quello negativo dello sballo. Eppure la cannabis, la comune canapa, è un farmaco antico e polivalente usato già 3. 500 anni fa, i cui preparati erano ben il 50% dei medicinali venduti nella metà dell’800. Senza contare che fino agli anni ’60 del secolo scorso era l’antidolorifico più usato nel mondo occidentale. Poi, sono arrivati gli antidolorifi moderni. A parlare dell’utilizzo della cannabis nella terapia del dolore in un incontro organizzato dall’associazione Desanapianta e Hemptown Growshop Marghera al Palaplip di Mestre, di fronte a una platea gremita e interessata, sono stati Francesco Crestani, dottore anestesista della Uls 5 di Rovigo; Germano Muscari, medico chirurgo e omeopata e Elia De Caro, avvocato. «Un recente studio longitudinale dell’American Psychological Association del 3 agosto 2015 e pubblicato sulla rivista ufficiale che parla delle dipendenze Psychology of Addictive Behaviors, dimostra come l’uso a lungo termine della cannabis non causi danni alla salute» spiega il dottor Muscari, «a differenza degli oppiacei, come la morfina, il cui uso prolungato nella terapia del dolore causa dipendenza. L’uso della Cannabis dà beneficio in varie patologie come: cancro, Alzheimer, nausea e vomito (anche da chemioterapia), sclerosi multipla e Sla e altre patologie». Ma allora perché la cannabis legale non viene prescritta al posto degli oppiacei? «Semplice» risponde Muscari, «La cannabis non è brevettabile perché è una pianta, non un prodotto di sintesi. Nessuna casa farmaceutica si impegnerebbe a mettere in commercio farmaci o preparati che possono essere replicati dalla concorrenza». La cannabis può essere somministrata, previa prescrizione medica, sotto forma di preparato galenico, principalmente come decotto, olio, resina, ma anche collirio, gel orale, supposta. Come con gli psicofarmaci, nel periodo della somministrazione non va assunto alcool. In provincia di Venezia si può trovare in tre-quattro farmacie galeniche specializzate. Una mamma dal pubblico ha portato la sua testimonianza. «Mio figlio, malato di epilessia farmaco-resistente, le cui crisi si scatenavano ogni volta a causa di un rumore qualsiasi, uno starnuto, il rumore del campanello, un oggetto che cadeva improvviso, in poco tempo ha migliorato di molto la sua esistenza e l’aspetto cognitivo deficitario dopo che un medico ha prescritto la cannabis. Un miglioramento visibile anche nell’encefalogramma». Un’altra testimonianza è stata quella di Stefano Balbo, primo paziente italiano in terapia con la cannabis. «Malato di diabete e Sla, nel 2008 mi avevano dato un mese di vita per via di un cancro» ha raccontato. «La cannabis non mi ha guarito, però mi ha fatto mangiare, dormire, dimenticare quello che ero. Soprattutto ha cambiato il mio modo di vedere la vita».
Lieta Zanatta
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