La banda del principe ha rubato quadri per oltre 2,5 milioni

Il valore nominale è di un milione di euro, ma sul mercato delle opere d’arte i 41 quadri rubati e in parte sostituiti con delle copie da tre case veneziane (tra le quali la Casetta Rossa di D’Annunzio) una villa a Stra e una a Schio potrebbero aver fruttato fino a 2, 5 milioni di euro. I dettagli dell’operazione «Marta» sono emersi ieri, forniti dai carabinieri del Nucleo operativo di Mestre. I furti sarebbero iniziati nel 2001. L’accesso alle case era garantito da domestici ringraziati a colpi di mille euro. I furti sarebbero proseguiti fino a pochi mesi fa, senza che i proprietari si accorgessero di nulla. «I miei quadri sono falsi? Impossibile», hanno risposto i proprietari ai carabinieri che poi li hanno messo di fronte all’evidenza dei fatti, lasciandoli a bocca aperta. Il bilancio è di due fermati e di due arrestati, mentre un terzo, il principe Barozzi, la mente, è ricercato. Tutti dovranno rispondere di furto e ricettazione.
La banda. Ad aprire le porte delle case, quando non c’erano i proprietari, erano i domestici, cingalesi, Mohan Anton Jansz, 32 anni, basista a Schio, e Rodrigo Bastiankoralage Joseph Marshall, 50 anni, domestico nella casa di campo San Maurizio. Per ogni visita erano ripagato con mille o duemila euro. Entrambi erano stati fermati. A dare indicazione sulle opere da rubare era invece Claudio Mella, 51 anni, l’esperto d’arte, della Soprintendenza di Padova. Claudio Celadin, 59 anni, titolare di uno studio fotografico a Venezia fino a un paio d’anni fa, era colui che entrava nelle case per scattare e riprodurre le foto dei quadri che poi sarebbero stati rubati. I due sono stati arrestati per furto e ricettazione. E infine Cristiano Barozzi, 69 anni, (latitante), sangue blu, principe di Santorini, appartenente all’antica nobiltà veneziana, che si occupava della sostituzione dei quadri e, forte delle sue conoscenze nel settore, della loro collocazione sul mercato. Le indagini sono partite a novembre, dopo il fermo dei due domestici, e non si sono ancora concluse. La parte più difficile sarà recuperare le tele, molto probabilmente vendute all’estero.
I furti. In questi dieci anni il bottino della banda è andata via via crescendo. In centro storico a Venezia, dalla Casetta Rossa di D’Annunzio, disabitata, sono stati portati via 14 quadri e mobili antichi (per un valore di 300 mila euro), dal palazzo di Campo San Maurizio 9 quadri (250 mila euro), dall’abitazione di Vicolo da Mula, Dorsoduro, 6 quadri (valore 250 mila euro) e ancora da Villa La Barbariga, a San Pietro di Stra, altri 12 quadri (25 mila euro) e infine da villa Grimani, a Schio, è sparita soprattutto l’argenteria. Tra le tele di maggior pregio rubate - le più antiche sono del ’500 - le «Scene di Battaglia» del Carlevarijs, e opere della scuola pittorica del Guardi.
Falsi ma identici. Per evitare che i proprietari, molto spesso fuori casa, si accorgessero dei furti, venivano sottratte le tele appese in stanze secondari, o in zone d’ombra. La banda toglieva la tela, manteneva la cornice originaria e installavano dei cunei di legno per tenere in tensione le tele serigrafate. Nessuno si era mai accorto dello scambio prima dell’avvio delle indagini.
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