Fermo il cantiere per il fratello disabile: odissea di 9 anni, denuncia e ricorso
La famiglia Rizzotto ha acquistato nel 2016 una casa a Jesolo da adeguare per ospitare l’invalido. Il mare è consigliato dai medici per evitare crisi respiratorie, ma il Comune non sblocca i lavori

Nove anni di battaglia con la burocrazia e gli uffici del Comune di Jesolo per dare una casa al fratello invalido. Nove anni di incontri, lettere, ora anche di denunce e ricorsi. Eppure ancora oggi Alessandro Rizzotto non ha potuto far avere al fratello l’abitazione che potrebbe migliorargli la vita, e allungare la sua aspettativa.
«Non sappiamo più cosa fare», si sfoga Rizzotto, «nemmeno le denunce hanno mosso le cose. Intanto però la casa è sotto sequestro, e mio fratello Leonardo entra ed esce da comunità e centri diurni per sopravvivere».
L’acquisto della casa
Tutto ha inizio nel 2016 quando la famiglia Rizzotto decide di acquistare una casa a Jesolo, in via Monti 11, per Leonardo, 51 anni all’epoca, invalido al 100%, farmacoresistente, con una forma di epilessia e gravi problemi respiratori.
Il diktat dei medici è chiaro: deve stare al riparo dalle malattie e vivere in un luogo - per esempio vicino al mare - che aiuti il suo sistema respiratorio, che quando infiammato innesca le crisi epilettiche. Anche il giudice tutelare - successivamente nel 2023 - è stato autorizzato a far alloggiare Rizzotto in altre località, a seconda del clima più adatto alle condizioni di salute.
La ristrutturazione
Il progetto prevede dei lavori di ristrutturazione con un ampliamento per la realizzazione di un ripostiglio dove sarebbe stato alloggiato un ascensore per disabili e una pompeiana con impianto fotovoltaico.
A novembre 2016, Alessandro Rizzotto presenta così al Comune una richiesta di permesso di costruire. Ma l’invito per andare a ritirare il permesso arriva solo due anni dopo, il 6 novembre 2018.
Peccato che due giorni dopo, l’8 novembre, il Comune notifichi l’ordinanza di sospensione dello stesso permesso «sul presupposto che non avrebbe ottemperato alle prescrizioni del titolo abilitativo, allo stesso però ancora ignoto», si legge nella denuncia.
I lavori eseguiti
Nel frattempo però Rizzotto, non avendo risposte dal Comune e avendo necessità di eseguire i primi lavori, decide ad ottobre del 2017 di presentare una Cila (che non richiede risposta dal municipio) per la demolizione del vano sottotetto, con tettoia in amianto, e il recupero della volumetria.
Una procedure che si interseca con l’annullamento del permesso a costruire, e che porta nel 2019 a produrre altre integrazioni al progetto, e una prima “difesa” con cui Rizzotto contesta l’annullamento del permesso a costruire. Continuano le interlocuzione con i funzionari che consigliano a Rizzotto di annullare il precedente permesso, e presentare un nuovo progetto. E così, con il supporto di un avvocato, avviene nel 2020.
«Però le rassicurazioni dei tecnici comunali rimanevano lettera morta», si legge nella denuncia.
L’ordinanza di demolizione
Anzi poco dopo arriva un’ordinanza di demolizione delle opere eseguite e il ripristino dello stato di fatto. Per il Comune di Jesolo i lavori sono stati eseguiti in difformità, e l’edificio viene messo sotto sequestro.
Rizzotto, che per anni ha cercato la strada per eseguire i lavori presentando documenti su documenti, allora decide di rivolgersi ad un avvocato e di presentare una denuncia contro i funzionari del Comune, un ricorso al Tar e un altro al capo dello stato.
«L’attuale situazione sta danneggiando in maniera gravissima – e con esiti che, purtroppo, rischiano di essere fatali – un soggetto estremamente debole», si legge ancora nella denuncia. «Mi chiedo chi tutela la vita di queste persone fragilissime visto che le segnalazioni alla Procura sono state fatte, e sono circostanziate? Ci sono intoccabili, mentre i disabili non contano nulla: tanto ci sono i familiari che portano la croce, e solo chi c'è l’ha sa di cosa si tratta», è lo sfogo di Alessandro Rizzotto.
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