Jack-up e “Cavalletta”, 80 milioni fermi. Mose, c’è il nodo della manutenzione

I Ritardi si accumulano. Fermo il progetto di trasferire il centro a Marghera. Scontri sulla lunata, conche incompiute
La cosiddetta Cavalletta all’epoca dell’installazione delle paratoie
La cosiddetta Cavalletta all’epoca dell’installazione delle paratoie

VENEZIA. Dopo il jack-up, la Cavalletta. Che fine ha fatto la grande macchina galleggiante costruita dalla ditta Fagioli per sollevare le paratoie? E’ costata 25 milioni di euro.

«Il suo acquisto, scriveva i commissario del Consorzio Giuseppe Fiengo nella relazione trimestrale al prefetto di Roma, «è stato reso necessario per i ritardi nella riparazione del jack-up. La grande nave gialla, costruita da Mantovani per togliere e installare le paratoie sul fondo, di milioni ne è costata 52. Ma si era guastata prima ancora di prendere servizio. Altri 7 ne sono stati spesi per rimetterla in navigazione. Così le funzioni del jack-up le ha fatte a metà prezzo la cavalletta costruita da Fagioli.

Per adeguarla a una maggiore durata nel tempo (almeno 50 anni) sono stati pagati altri lavori di sistemazione per tre milioni.Un fiume di denaro impiegato per la costruzione dei due mezzi di trasporto delle paratoie del Mose. E il problema della manutenzione che torna alla ribalta. Tra pochi mesi, entro il 31 dicembre, il Mose dovrebbe essere concluso e collaudato. E il nodo della manutenzione non è risolto.

Su questo punto i progetti sono in grave ritardo. Nulla si sa ad esempio del luogo dove saranno spostate le paratoie bisognose di essere verniciate e ripulite dal fouling. La vernice si è scrostata nella barriera di Treporti, come si è visto durante i test di prova. E come da progetto almeno una volta al mese una paratoia dovrà essere tolta dal fondale e portata nel centro di manutenzione, sostituendola con quella di riserva.

Ma il progetto del Provveditorato sul trasferimento della linea di manutenzione a Marghera è fermo. Bloccato da tre anni, nonostante l’ex provveditore Roberto Linetti avesse ordinato di sospendere i lavori all’Arsenale e di trasferire tutto nell’area ex Pagnan, di proprietà Mantovani, già messa in sicurezza e bonificata. L’Arsenale in questo modo potrà essere restituito alla cantieristica e ad attività compatibili, come nella sua storia.

Manutenzione e tante criticità da risolvere. Come la sostituzione di tubi e valvole danneggiate. Il controllo delle infiltrazioni sott’acqua e nelle giumtuire tra un cassone e l’altro.

E infine le conche di navigazione. Quella di Malamocco è costata 330 milioni, ma non è adatta alle grandi navi. Troppo piccola e pericolosa per via delle correnti. Per sistemarla ci vorranno almeno 30 milioni. Ma non potrà essere come si sa da tempo la soluzione alternativa per il porto.

Le chiusure sempre più frequenti del Mose, dovute all’aumento del livello del mare, impongono altre scelte strategiche. Incompiuta anche la conca di Chioggia. Durante le ultime aperture del Mose i pescherecci sono rimasti bloccati in mare durante la tempesta. La conca di Chioggia non è ancora ultimata. Così la lunata di San Nicolò. Crollata in mare il giorno dopo il collaudo. 41 milioni il costo, 7 milioni di danni. Cause e ricorsi ancora sospesi. I guai del Mose non finiscono mai. —

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