«Ittiturismo affossato dalle multe»
Denuncia dell'Ascom: «Incredibili le contestazioni ai casoni in mare»

Un casone in laguna che ospita un ristorante, una delle attività più promettenti a Chioggia
CHIOGGIA.
Inquinamento delle acque lagunari a seguito di caduta di briciole di pane e «ombre» di vino che possono passare tra le fessure dell'assito del casone. Questa una delle incredibili contestazioni che stanno affossando il settore dell'ittiturismo a Chioggia.
L'incredibile contestazione è stata rivolta, poche settimane fa, dagli ispettori del Magistrato alle acque, all'ittiturismo «Ai Casoni» e che ha provocato la reazione del titolare dell'attività, Enrico Boscolo Lisetto. «L'ispezione è avvenuta a fine novembre - spiega - finora non abbiamo ricevuto sanzioni o prescrizioni ma io resto allibito solo dal fatto che ci abbiano segnalato questa ipotesi. Ma dopo aver ricevuto 30.000 euro di sanzioni in due anni, non dovrei meravigliarmi più di nulla». L'ittiturismo, come noto, è un'attività collaterale alla pesca: i turisti possono fare la gita in barca e, a fine giornata, farsi una mangiata di pesce in un caratteristico casone lagunare. Lisetto, appartenente a una storica famiglia di allevatori di vongole veraci, quando il settore è andato in crisi, da buon imprenditore, ha pensato di diversificare e due anni fa ha aperto il suo locale ittituristico. Pubblicità mirata, anche su Facebook, collegamenti con agenzie di viaggio e pacchetti promozionali e, soprattutto, tanti investimenti e tanto lavoro. «Sta andando bene - riconosce - insieme ad altri operatori l'anno prossimo contiamo di portare in laguna diecimila turisti. Ed è tutto valore aggiunto per l'economia cittadina. Ma quanta fatica fare le cose in regola...». Già, perché manca ancora una legge regionale e quella nazionale ha ampi vuoti normativi che lasciano spazio alle più varie contestazioni. Per esempio, l'acqua di cottura della pasta, una volta scolata, non può essere buttata in laguna: va smaltita a terra in appositi contenitori il cui trasporto costa 500 euro a settimana. Poi, naturalmente, tramite le fognature, finirà di nuovo in laguna. Ma questa è la regola e Lisetto la segue, così come segue tutte le norme contenute nel regolamento comunale creato ad hoc per queste attività. «La nostra associazione - dice Maria Grazia Marangon, direttore dell'Ascom - si è impegnata per arrivare ad un sistema di regole certe che desse a questi imprenditori la possibilità di lavorare. Speriamo che la Regione approvi presto la legge di settore, in modo che l'ittiturismo possa decollare». Ma, intanto i controlli continuano. «Per lo più sono i carabinieri a sollecitare gli enti - dice Lisetto - il discorso sulle briciole l'hanno fatto vedendo su Facebook le foto del casone. E' il loro compito, lo so. Ma mi chiedo: e tutti i casoni abbandonati che ci sono in laguna, dai quali cade in acqua di tutto, dai pezzi di legno, a quelli di metallo, all'eternit, bidoni e motori abbandonati, dai quali esce olio e tutti i rifiuti che ci vengono lasciati? Non meriterebbero più attenzione? E chi va in gita in laguna sulle house boat, dove butta le briciole?».
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