Isola Tresse, rialzo di 12 metri per contenere nuovi fanghi

Via libera al nuovo protocollo fanghi. Ma non agli scavi in laguna. Sarebbe questo l’orientamento dell’Ispra, l’Istituto superiore per la ricerca ambientale, che già nelle prossime ore dovrebbe approvare in via definitiva il nuovo «Protocollo d’intesa per la gestione dei sedimenti in laguna». Lo ha annunciato il ministro per l’Ambiente Sergio Costa alla commissione Ecomafie. E il nuovo protocollo è atteso dal Porto, dal Comune, e dal Consorzio Venezia Nuova. Si tratta di una normativa «aggiornata» rispetto al protocollo del 1993. «Bisogna adeguarsi alla nuova normativa europea», hanno scritto gli esperti dell’Università di Ca’ Foscari. La proposta è quella di superare l’attuale divisione tra o sedimenti di classe A e B. I primi della scala di quattro. Classe C e «oltre C» riguardano i fanghi inquinati, presenti in gran parte dei canali industriali. Gestione più snella, dunque. E una sorta di via libera a utilizzare i fanghi per la ricostruzione delle barene. Soddisfazione nei Palazzi veneziani. Un po’ meno nel mondo ambientalista. Che denuncia da tempo il pericolo degli scavi di nuovo canali in laguna.
Martedì arriva in commissione di Salvaguardia il progetto per aumentare la discarica dell’isola delle Tresse, a pochi passi dal canale dei Petroli. Il progetto prevede di rialzare le sponde fino a una quota di 12 metri sul livello del mare. Per contenere altri milioni di metri cubi di fanghi scavati in laguna. Almeno 3 milioni di metri cubi per i canali portuali, un milione per i rii della città storica. «Bisogna fare manutenzione per mantenere i canali navigabili», ha spiegato alla commissione Ecomafie il sindaco Luigi Brugnaro.
Ma la polemica non è conclusa. Il timore delle associazioni ambientaliste è che con il nuovo protocollo fanghi si possa dare il via allo scavo di canali profondi, propedeutici all’ingresso di grandi navi in laguna.
«Al contrario», denunciano Stefano Boato e Lorenzo Bonometto, «la Legge Speciale prevede da quarant’anni l’obbligo del riequilibrio delle laguna. Non si è mai fatto nulla in quella direzione. Invece si sono scavati canali ,interrate barene, si è costruito il Mose con l’isola artificiale del bacan. E adesso si pensa di mantenere le grandi navi dentro la laguna pur togliendole da San Marco».
Il nuovo fronte di battaglia è il nuovo Piano morfologico della laguna. Il Consorzio ci lavora da 15 anni, insieme ai suoi consulenti. La prima versione è stata bocciata dal ministero dell’Ambiente, dopo le osservazioni presentate da esperti e associazioni. Il Provveditorato alle Opere pubbliche ha riaffidato il lavoro agli stessi esperti che lo avevano scritto in prima battuta, a partire dal Corila. E adesso si attende la versione definitiva. «Per noi», annunciano gli ambientalisti, «si dovrà trattare di un vero Piano di riequilibrio della laguna. Senza nuovi scavi». —
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