Isabella, quella notte di tre anni fa «Mi chiesero aiuto, e tutto iniziò»

l’anniversario
Sono passati tre anni dall’omicidio di Isabella Noventa, la segretaria di Albignasego uccisa la notte tra il 15 e il 16 gennaio del 2016: del suo corpo non c’è ancora traccia, e chissà se mai si troverà. Tre anni di carcere per quelli che per la giustizia sono i suoi assassini: Freddy Sorgato, autotrasportatore e ballerino, ex fidanzato di Isabella Noventa, la sorella Debora, condannati a 30 anni per omicidio premeditato e soppressione di cadavere, e l’amante di Freddy, Manuela Cacco, tabaccaia di Camponogara, che deve scontare 16 anni e 10 mesi. Tre anni di inferno per la famiglia di Isabella, per il fratello Paolo, che ancora non si arrende a non avere una tomba su cui piangere, e per l’anziana mamma, Ofelia Rampazzo, che con la figlia viveva in simbiosi.
Un giallo terribile
La scomparsa, le ricerche, gli appelli di Freddy, che per un mese ha pregato Isabella di tornare, poi la scoperta della messinscena della Cacco, che passeggiava sotto le telecamere indossando il giubbotto della Noventa appena uccisa, l’arresto, la confessione dell’amante ballerino: «È morta per un gioco erotico». E il processo, la condanna in primo grado e la conferma in Appello. Ma qual era lo stato d’animo del cosiddetto trio diabolico all’indomani dell’omicidio? In particolare come si sentiva Manuela Cacco, che pur partecipando all’ideazione del delitto, ha poi collaborato con gli inquirenti.
16 GENNAIO 2016
«Avevo l’impressione di stare in una bolla, non mi rendevo conto di quello che mi era successo. Mi sembrava di vivere una cosa diversa da quello che mi avevano prospettato i due fratelli». Queste parole Manuela Cacco, rinchiusa nel carcere della Giudecca, le ha ripetute in più occasioni al suo avvocato Alessandro Menegazzo parlando della giornata del 16 gennaio. «Non avendo mai visto una goccia di sangue, non avendo preso parte all’omicidio, non mi rendevo conto della realtà o dovevo ancora elaborarla» dice. «L’alterco tra Isabella e Debora e questa che con una mazzetta colpisce in testa Isabella, mi è stato raccontato dopo».
la ricostruzione
Il 16 gennaio Manuela Cacco apre il suo bar-tabaccheria di Camponogara. A metà mattina riceve la visita di Debora Sorgato e di sua mamma. «Debora voleva solo accertarsi che Manuela Cacco non facesse sciocchezze e che non parlasse di ciò che era successo» spiega l’avvocato Menegazzo. La Cacco è disorientata e per tutto il giorno i due fratelli le mandano messaggi cercando di rasserenarla. Quella sera Manuela dormirà a casa di Freddy.
MANUELA CACCO OGGI
Succube, sottomessa, alla mercé di Freddy Sorgato. Questa era Manuela Cacco tre anni fa. Per lui avrebbe fatto di tutto, anche prestarsi a una messinscena per nascondere l’omicidio della rivale in amore. «Manuela aveva visto solo un paio di volte Isabella, non la conosceva se non attraverso i racconti di Freddy». Un’immagine filtrata dal ballerino e distorta che non faceva che aumentare la gelosia e la rabbia della tabaccaia nei confronti della rivale. «Ora il sentimento che provava verso Freddy è mutato, non ne vuole neanche sentire parlare, ma è stata molto dura. Cercava di giustificarlo considerandolo succube della sorella. Ora, invece» continua l’avvocato, «riesce a capire l’accanimento dei fratelli nei confronti della Noventa, per motivi economici. Sa di aver fatto scelte sbagliate e di esserne responsabile, ma allo stesso tempo sa di essersi trovata in quella situazione per essersi fidata e innamorata di una persona come Freddy». In carcere Manuela riesce a impiegare il suo tempo frequentando qualche corso. «Sta studiando inglese e credo si voglia iscrivere a un corso di estetista. In più mi ha detto che è da poco stato approvato un corso per realizzare maschere di carnevale di cui è promotrice».
LA FAMIGLIA NOVENTA
È un giorno triste per la famiglia di Isabella Noventa. Sabato alle 18. 30 nella chiesa di Santa Maria Annunziata del quartiere Ferri sarà celebrata una messa in ricordo della donna. Intanto il fratello Paolo, legge e rilegge la lettera spedita dal carcere da Freddy al mattino. «Termina dicendo “Resto a disposizione per chiarimenti”. Per un anno gli sono state fatte domande e lui si è sempre avvalso della facoltà di non rispondere. Adesso cosa vorrebbe dire? Se deve dare chiarimenti, li dia in Procura. Per me questa lettera è l’ennesima farsa». —
Alice Ferretti
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