Inchiesta sul Mose: dalle imprese fondi per la corsa di Brunetta a sindaco di Venezia

VENEZIA. Soldi dalle imprese del Mose per la campagna elettorale di Renato Brunetta. Il nome dell’ex ministro del Pdl, oggi capogruppo del partito di Berlusconi alla Camera, compare nell’inchiesta della Finanza sul Consorzio Venezia Nuova. Avrebbe ricevuto somme di denaro per la campagna elettorale a sindaco di tre anni fa. Una campagna piuttosto ruvida, quando Brunetta ricopriva l’incarico di ministro del governo Berlusconi. E nelle ultime settimane aveva avviato un’offensiva mediatica intensa. Venendo a Venezia e portandosi dietro i ministri del suo governo, promettendo grandi opere e finanziamenti miliardari.
Qualche giorno prima del voto Brunetta era sbarcato in città con il ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli. Incontri con Save e Porto, con i vertici del Consorzio. Campagna elettorale all’insegna delle grandi opere. Adesso spuntano i finanziamenti. Versati in parte anche all’avversario di Brunetta, l’avvocato poi diventato nel 2010 sindaco della città, Giorgio Orsoni. Anche in passato il Consorzio, la più grande realtà economica veneziana, aveva garantito finanziamenti a candidati.
Nella lista delle attuali sponsorizzazioni ci sono anche enti culturali come la Fenice, Fondazioni religiose come il Marcianum fondato dal cardinale Scola, la fondazione VeDrò, di Enrico Letta, di cui fanno parte anche ministri dell’attuale governo che si occupano di Salvaguardia. Come il titolare delle Infrastrutture Maurizio Lupi e quello dell’Ambiente Andrea Orlando. «Contributi elettorali? È tutto certificato regolarmente», risponde Brunetta. Dunque lei ha ricevuto finanziamenti dal Consorzio? «Non mi sono mai occupato direttamente di conti, c’era un comitato elettorale che faceva tutto e teneva la lista di quelli che davano i contributi. In ogni caso non dal Consorzio, da qualche impresa sicuramente». Anche da imprese che lavorano per il Consorzio. «Non lo so. È probabile. Quando ho lanciato il mio progetto a Venezia molte imprese hanno aderito e hanno dato il loro contributo. Erano tante, e non mi ricordo quali lavorassero per il Mose. Non ci ho mai avuto a che fare». Qualcuna è anche abbastanza famosa. «I nomi davvero non li so. Posso dire che il mio comitato elettorale ha certificato i versamenti, che è tutto in regola. Credo del resto che anche le società che hanno versato avranno avuto una delibera approvata dai loro Consigli di amministrazione».
Con Mazzacurati non ha mai avuto rapporti? «Certo, da vent’anni parliamo di come realizzare il Mose. Non è un segreto». Con Baita, l’ex presidente della Mantovani? «No, con lui no, non mi sono mai interessato delle imprese dei lavori. Non mi occupo di imprese». La preoccupa questa situazione, le inchieste, l’incertezza sui lavori del Mose per cui si è tanto battuto? «Spero che il progetto vada avanti, l’ho sempre sostenuto. Quanto alle vicende giudiziarie, male non fare paura non avere. Ripeto, le spese della mia campagna elettorale sono assolutamente trasparenti e certificate».
Zaia: "Fare i nomi di tutti coloro che hanno avuto soldi". «Leggo i giornali come tutti, di fronte a queste notizie suggerirei di fare una cosa, è un appello che faccio anche a Fabris, a chi governa il consorzio: prendano in mano, con un colpo di reni, tutte le carte e facciano una bella lista di tutti quelli che hanno avuto soldi per campagne elettorali e quanto hanno avuto, con i nomi e i cognomi». Così il governatore del Veneto, Luca Zaia, commenta le ultime vicende riguardanti imprese del Consorzio Venezia Nuova relative a contributi elettorali. «Visto - conclude Zaia - che è tutto ufficiale e tutto chiaro, almeno una parte della curiosità legittima dei cittadini sarebbe chiarita. Farlo in un'occasione unica sarebbe un'ottima occasione per fare chiarezza».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia