Inchiesta sui falsi vini Dop azienda portogruarese nei guai

Otto decreti di sequestro preventivo per altrettante ditte che fornivano le uve  accusate di frode in commercio. Il legale: «Daremo battaglia al Riesame»  

PORTOGRUARO

Si amplia l’indagine sui falsi vini dop. Nuovi sequestri per l’importo complessivo di 950 mila euro sono stati eseguiti dai carabinieri del Nas e dall’Ispettorato repressione frodi (Icqrf) di Udine. Dopo aver chiuso il primo filone investigativo sulla Cantina Rauscedo con 23 patteggiamenti e 427 decreti penali di condanna, il faro della procura di Pordenone ora punta sulle aziende agricole esterne che hanno conferito uve fra il 2016 e il 2018 alla Cantina Rauscedo, anche nella sede di Codroipo.

Il gip Rodolfo Piccin, su richiesta della procura, ha firmato otto decreti di sequestro preventivo, anche per equivalente, finalizzati alla confisca. Nas e Icqrf hanno individuato somme per 423 mila euro. Sigilli anche su proprietà per altri 527 mila euro, fra vigneti e terreni.

Nel mirino degli inquirenti 8 aziende: società agricola De Candido di Palazzolo dello Stella, società agricola Ivana Cimolai srl di Pordenone, azienda agricola Leoni di Udine, società agricola Driussi di Bertiolo, società agricola Grave di San Gaetano di Pippo Flavio e Andrea, con sede a Valvasone-Arzene, società agricola famiglia Bianchin di Fiumicello e Villa Vicentina, azienda agricola Musola di Portogruaro, I Gardisan’s di Camino al Tagliamento.

Il pm contesta alle società la responsabilità amministrativa, ritenendo che si siano avvantaggiate dal reato di frode in commercio con l’aggravante relativa alle denominazioni protette, commesso, secondo l’ipotesi accusatoria, dai rappresentanti legali in concorso con gli amministratori e dipendenti della Cantina Rauscedo. In particolare, la procura ipotizza che le aziende agricole sotto indagine abbiano conferito e venduto come tali uve invece non qualificabili come Doc e Igt, in quanto prodotte in violazione dei disciplinari di produzione (in relazione allo sforamento della resa massima per ettaro o della gradazione naturale). Fatturati, quintali di grappoli prodotti, annate di produzione variano a seconda dell’azienda. Gli importi del sequestro corrispondono al profitto del reato quantificato dagli inquirenti, ovvero la differenza di prezzo dell’uva dop e igp con quello dei grappoli dai quali si ricava il vino generico.

Le società respingono qualsiasi ipotesi di coinvolgimento nella frode e valutano l’istanza di riesame. «Ci opporremo al sequestro, siamo pronti a dare battaglia al riesame – ha annunciato l’avvocato Piergiorgio Bertoli, che assiste I Gardisan’s destinataria di un sequestro per 98 mila euro –. Ci sono due questioni. La prima è connessa alla valutazione dell’ingiusto profitto: contestiamo che ci sia stato, ma pur ipotizzandolo, riteniamo che sia stato calcolato in modo errato. Dall’importo finale del sequestro sono state detratte le somme oggetto di trattativa fra la cantina e i singoli conferitori. I Gardisan’s ha stipulato un accordo con il nuovo amministratore della Cantina Rauscedo, ma circa 60 mila euro non sono stati ancora liquidati. Siamo di fronte a un calcolo teorico di un presunto ingiusto profitto in realtà mai percepito. In secondo luogo, i soci di Gardisan’s hanno verificato di non essere indagati e hanno siglato un accordo con la Cantina in assoluta buonafede dopo aver appreso che la società aveva già definito la sua posizione penale. Altrimenti mai avrebbero firmato il contratto o preteso quei soldi che oggi ci vengono sequestrati. Riteniamo di essere in una posizione di assoluta correttezza». —

Ilaria Purassanta

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