«In sei anni ben 400 dipendenti in meno a Venezia. A rischio i servizi comunali alla persona»
La denuncia della Cgil: età media più alta e minore presidio nell’area sociale. «Le assunzioni solo nella Polizia locale»

Luigi Brugnaro e Daniele Giordano
VENEZIA. Oltre 400 dipendenti comunali in meno negli ultimi sei anni. Nel Comune di Venezia i dipendenti sono passati da 2.913 a 2.470. Non se la passano meglio gli enti locali dell’area metropolitana. Nel solo periodo dal 2015 al 2019 la perdita è stata di 487 addetti: da 5.461 a 4.974. Nello stesso periodo si è concentrato anche il calo a Venezia, con trecento dipendenti in meno. umeri che per la Fp-Cgil di Venezia dimostrano come i servizi alla persona erogati dagli enti locali rischiano di essere messi in discussione.
La Cgil ha analizzato i dati della Ragioneria Territoriale dello Stato tra il 2015 e il 2019 sul numero e sull’età dei lavoratori. Il numero di dipendenti degli enti comunali risulta in costante diminuzione. Come detto, a livello provinciale si è passati dai 5.461 del 2015 ai 4.974 del 2019, determinando un calo di ben 487 unità. Di questo, ben 248 negli ultimi due anni. «Questo calo» spiega il segretario provinciale, Daniele Giordano, «causato sia dal blocco del turnover che da alcune scelte delle amministrazioni, sta compromettendo il funzionamento dei servizi».
A livello provinciale, i cali più significativi si sono registrati ad esempio nel comune di Caorle (-18 dipendenti), Chioggia (-19), Mira (-14). «È del tutto evidente» aggiunge Giordano, «che in alcune realtà verranno ancor più pesantemente colpiti i servizi ai cittadini determinando la chiusura di molte prestazioni o la loro esternalizzazione al privato».
In provincia, la diminuzione maggiore si registra a Venezia, dove la macchina comunale contava su 2.913 dipendenti nel 2015. A fine 2019 si sono ridotti a 2.613, a fine 2020 a 2.470: oltre il 10% in meno.
«Questo calo è aggravato dal fatto che il Comune ha concentrato le proprie assunzioni nella Polizia Locale» spiega ancora il segretario Cgil, «determinando un calo più significativo in tutti gli altri servizi. Per un Comune come quello di Venezia che ha garantito importanti servizi pubblici un’emorragia di questo tipo sta determinando la riduzione importante di prestazioni sociali, educative e culturali che non saranno più garantite. Il dato dei futuri pensionamenti fa anche evidentemente emergere come vi sia una popolazione lavorativa nel settore delle funzioni locali gradualmente sempre più vecchia e che evidenzia le grandi difficoltà nel fare nuove assunzioni».
Sul versante anagrafico dei dipendenti delle funzioni locali emerge un secondo dato allarmante, a detta della Cgil e che ha a che fare con la fotografia per fascia d’età degli enti locali provinciali. Il 44,31% sta nella fascia di età tra i 50/60 anni, il 12,77% tra i 60 e i 64 anni e l’1,27% sopra i 64 anni. Sommando questi dati si evince come il personale sopra i 50 anni rappresenti il 58,35% del personale in servizio.
«Le forze politiche» conclude Giordano, «dovrebbero prendere atto di questi dati e fare scelte chiare per rinnovare e rilanciare le pubbliche amministrazioni che oggi, invece, sono consegnate ad un graduale declino le cui conseguenze saranno i cittadini a pagarle. Chiediamo ai sindaci della Città metropolitana di fare fronte comune affinché si apra un vero confronto a livello territoriale per ricostruire una rete di servizi utili a garantire una qualità uniforme su tutto il territorio. In questo momento la situazione dei nostri enti locali sta determinando una situazione di differenziazione e di discriminazione tra chi vive in realtà che saranno in grado di continuare ad erogare servizi e quelle amministrazioni che invece non lo saranno più. E’ necessario che le forze politiche sostengano proposte chiare per introdurre gli adeguati investimenti negli enti locali». —
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