In riva Vigo le «bricole» della discordia

Proteste per i pali piantati da una ditta francese che noleggia house boat
CHIOGGIA. House boat in rivetta Vigo, una levata di scudi contro. Da un paio di settimane in centro storico non si parla d’altro. Le bricole fatte piantare da una società francese che noleggia le house boat sulla punta tra la rivetta Vigo e la riva Canal Lombardo sono il seme della discordia. Fanno schifo? Dovrebbero essere colorate? A chi ne fa una sola questione estetica, si aggiunge ora la voce di chi vive il mare per lavoro o per diportismo che dice: quelle bricole sono un ostacolo alla navigazione. E allora - chiedono - come è possibile che si sia creato un ormeggio su una curva a gomito di un canale navigabile? Ma soprattutto come è possibile che uno faccia richiesta per un ormeggio e si senta rispondere che in quel luogo è impossibile perché il canale è navigabile, e poi qualcun altro ottenga la concessione?


A sollevare la domanda, per prima, è stata Giuliana Rosteghin, titolare di un bar proprio all’angolo tra la rivetta Vigo e riva Canal Lombardo. «Avevo fatto una richiesta - dice Giuliana - per un approdo temporaneo, solo con un paio di anelli sul profilo della riva, e poi per una piattaforma da usare come plateatico. Ma il tecnico che ha inoltrato la domanda al Magistrato alle Acque si è sentito rispondere che era impossibile ottenerla in quel punto, perché il canale è navigabile». Il 18 giugno, invece, arriva una chiatta che in una mattinata pianta le bricole. Pare che a Venezia sia tutto in regola, fa sapere il tecnico. Si inizia a discutere sull’estetica di bricole e imbarcazioni. «Almeno fossero yacht! Sembrano frigoriferi», dice qualcuno. Ma il punto sembra un altro. «Quelle bricole - dice Ennio Casson, comandante del “Timoteo”, il burcio di proprietà di Ottavio Missoni - sono un ostacolo alla navigazione e alle manovre. Perché chi esce dal canale tiene la dritta vicino alla riva e potrebbe trovarsi di fronte una house boat che manovra. E poi, diciamola tutta, è uno scempio alla bellezza di riva Vigo». Opinioni sostenute anche da uno dei volti storici della pesca chioggiotta, Bepi Renier: «Per uscire in sicurezza dal canale bisogna portarsi molto più al centro, e siamo fortunati che le nebbie devono ancora arrivare».


Ultimo problema, l’igiene. «Dove scaricano le “acque nere” queste imbarcazioni? Visto che non sono ormeggiate in darsena? E i rifiuti dove vengono lasciati? Sulla riva, come souvenir?», si chiede sconsolato Casson. La voce fuori dal coro in questa storia è di Marino Masiero (As.po.tur.), che dice: «Se questa è una forma di turismo che offre opportunità alla città, ben venga. Il fatturato di queste società di noleggio è in costante crescita. L’indotto, pur limitato, c’è, perché i diportisti scendono a terra per una cena al ristorante o per acquistare viveri o per fare shopping. Chioggia dovrebbe offrire più spazio ai transiti da diporto, perché la migliore pubblicità per la città è il ricordo di chi ci è stato di persona». Pareri discordi per un prolema che interessa tutti.

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