«In lui un disagio che nessuno ha capito»
L'abbraccio con i genitori. «Come scuola staremo loro vicino»

La scuola Pacinotti
MARTELLAGO.
Si è fatto forza Marco Perzolla, il coordinatore della classe frequentata da S.G, il giovane di 20 anni che si è tolto la vita lunedì sera, la persona che più degli altri lo conosceva e in qualche momento più duro lo aveva convinto a non mollare. Ieri mattina l'insegnante si è recato a casa dei genitori, a Martellago. Si sono salutati con un forte abbraccio. Il docente, vicepreside dell'Istituto Pacinotti di Mestre, si è intrattenuto con la mamma e il papà, per guardare il video lasciato da S.G, cercare di capire ed aiutare la famiglia a dare una spiegazione ad un dolore troppo grande. Non crede il docente che le motivazioni del gesto vadano ricercate solo ed esclusivamente nella bocciatura all'esame di maturità. «La bocciatura è una semplificazione - dice - è uno spot che può far comodo per cercare di trovare una colpa. I genitori sono provati, hanno della rabbia, ciò non può essere negato e qualsiasi motivazione serve anche a farsene una ragione: la scintilla che può aver fatto esplodere il problema potrebbe essere stata quella, ma l'impressione è che in realtà dietro ci sia un disagio generazionale spaventoso che si manifesta con questi atti inconsulti, che non hanno una vera ragione o un motivo profondo. La responsabilità - dice vicepreside - è generale, la scuola non si esime, cerchiamo di cambiarla, di adattarla, però alla fine ti ritrovi a subire gli eventi come li subiscono i ragazzi che vengono in continuazione bombardati da messaggi cretini, eclatanti, oggi tutto viene amplificato». «Ho visto il filmato - racconta - è inspiegabile, inizia parlando della scuola, spiega che però l'avvenimento in sé conclude un qualcosa: è di una lucidità spaventosa, è pensato e ragionato a tavolino. Da una parte c'è un ragazzo serio, che si dedicava agli altri, a moltissime attività, ad un bene assoluto, dall'altra emerge la "soluzione" ad uno stato di disagio legato a ciò che ti circonda: possibile trovare una risposta nella rinuncia alla vita?». «Nessuno aveva sentore di nulla - continua - è riuscito a nascondere e camuffare il proprio disagio verso ciò che lo circondava. Dire che S. ha compiuto questo gesto per colpa della bocciatura è come offenderlo, lui stava già covando qualche cosa da anni. Trovare una risposta - ragiona - è complicato, dovremmo guardarci indietro. E' vero, i genitori mi hanno detto che la scuola forse non è stata in grado di capirlo, come la comunità, la famiglia, tutti, la verità è che nulla faceva pensare a qualche cosa di simile, S. parlava con gli amici, progettava di tornare a rifare quinta». «La scuola - conclude - farà il possibile nei termini in cui la famiglia lo riterrà, ho visto grande vicinanza da parte del paese». «Come Istituto siamo responsabili dell'ammissione e in questo non crediamo di aver sbagliato - ripete il dirigente Luciano Pierini - eravamo convinti che potesse superare l'esame, che purtroppo può avere delle sorprese. Cosa sia avvenuto durante la prova, non possiamo saperlo con certezza».
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