In città chiude il cinema Vittoria

Ora resta solo il Don Bosco e per l’Astra mancano due anni

SOTTOMARINA

Chiusura del “Vittoria”, i chioggiotti si interrogano sul futuro del cinema in città. Questa struttura rappresentava, di fatto, l'ultima sala cinematografica presente nel territorio clodiense. Il “Don Bosco” di Chioggia, infatti, ha una programmazione rivolta prevalentemente ai bambini, con aperture limitate ai giorni festivi, esclusivamente durante la stagione invernale. «L'attività non era più redditizia da molti anni — spiega Adolfo Tiozzo, figlio di uno degli ormai ex proprietari del Vittoria — a causa della crisi causata dal fenomeno della pirateria e delle pay tv. La struttura è stata venduta ad un gruppo di immobiliaristi e nel più breve tempo possibile, l'edificio ospiterà negozi e uffici. Forse saranno ricavati anche dei parcheggi e non si escludono appartamenti». I titolari del cinema, che ha chiuso i battenti ieri, erano i fratelli Aldo, Gianni ed Emilia Tiozzo. Da parte loro, non erano mancati i tentativi di rilancio con la riconversione in multisala. Nulla da fare. Non manca la tristezza per la fine di un'attività storica, attiva da 74 lunghi anni: «Ci dispiace molto — continua Adolfo Tiozzo — basta prime visioni: a Chioggia non ci sarà più neppure un cinema». I chioggiotti, da oggi, per vedere un film saranno costretti a recarsi fuori città, nella speranza che, in futuro, il teatro Astra ospiti una programmazione cinematografica continua. «L'Astra potrà essere il futuro cinema della città — spiega l'assessore alla Cultura, Pierluca Donin — ma non dimentichiamo il “Don Bosco” ancora aperto. Il problema del cinema è nazionale, tutte le piccole sale stanno chiudendo. Di sicuro il “Vittoria” è una grave perdita, ma è questione di libero mercato. Come giunta cercheremo di programmare in auditorium proiezioni di carattere culturale. Quando l'Astra sarà aperto, si valuterà un progetto di gestione delle proiezioni con una fondazione partecipata dal Comune». Per il nuovo cinema-teatro, comunque, i tempi sono ancora lunghi: almeno due anni.

Andrea Varagnolo

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia