Impianto fanghi a Loreo, Cavarzere dice no

L’opera è prevista vicino al confine con il Parco del Delta del Po, riserva Unesco.  Voto unanime del Consiglio contro il progetto di una società di Saronno

 

Daniele Zennaro
Il rendering del centro per il trattamento dei fanghi
Il rendering del centro per il trattamento dei fanghi

Anche Cavarzere si oppone, pur non rientrando tra i comuni coinvolti nella conferenza dei servizi, alla realizzazione di un impianto di recupero e incenerimenti di fanghi civili e industriali, su progetto presentato dalla società Green Large Solution srl di Saronno, che dovrebbe sorgere a Loreo.

L’impianto

Troppo vicino al territorio comunale cavarzerano per accettare un impianto che dovrebbe trattare ben 60 mila tonnellate all’anno di rifiuti provenienti da fanghi di depurazione, quindi dalle fognature, non pericolosi mediante essicazione per poi essere recuperati dal punto di vista energetico, con possibilità di valorizzazione delle ceneri per recupero del fosforo presso altri impianti, come ha sottolineato la società che ha presentato il progetto alla Regione Veneto, che ora si dovrà esprimere dal punto di vista della valutazione di impatto ambientale.

Sull’onda della denuncia di Legambiente, che ha evidenziato anche il fatto che per alimentare un impianto del genere, quindi circa 30 tonnellate al giorno, servirebbe il passaggio di circa 2000 camion all’anno con tutto l’inquinamento da esso generato, oltre al fatto che l’impianto sorgerebbe lungo Strada Dogado, in un terreno agricolo nell’Area Industriale Attrezzata del Basso Polesine, vicino al confine con il Parco del Delta del Po, riserva della biosfera dell’Unesco, il Consiglio Comunale di Cavarzere ha espresso all’unanimità il proprio parere negativo, chiarendo che la vicinanza dell’impianto loredano comporterebbe un impatto devastante in termini ambientali e sanitari.

Il documento è stato presentato dallo stesso sindaco Pierfrancesco Munari, assieme ai consiglieri Turatti, Bernello, Garbin, Frizzarin, Rusca e Fava.

La mozione del consiglio comunale

La mozione è stata inviata alla Regione Veneto, alla Provincia di Rovigo, all’Ente Parco del Delta del Po, all’Arpav, alla Ulss 5 e a tutte le autorità preposte. Non solo ma, come ha ribadito in aula la consigliera Ilaria Turatti, la lavorazione delle 60 mila tonnellate di fanghi all’anno mette in evidenza la possibilità che possano essere bruciate sostanze inquinanti come PFAS, metalli pesanti e altri composti pericolosi, dei quali però, afferma il circolo di Legambiente del Delta del Po, non si è mai trovato cenno nelle relazioni che hanno accompagnato le varie fasi autorizzative, mentre in realtà serve un particolare trattamento termico per poterli trasformare e quindi eliminare.

«Riteniamo doverosa», ha rimarcato il sindaco Pierfrancesco Munari, «una presa di posizione politica netta e condivisa».

Richiesta che ha trovato l’unanimità del Consiglio Comunale che si è espresso in maniera netta, visto che dodici consiglieri sui dodici presenti hanno votato il documento presentato dal sindaco di Cavarzere. È chiaro che per approvare un progetto del genere, dicono da Cavarzere, bisogna coinvolgere e informare e sensibilizzare sui rischi legati all’incenerimento dei fanghi, anche i cittadini dei comuni limitrofi. Cavarzere, dunque, si ritrova in prima linea di nuovo e dopo aver dato il proprio parere sfavorevole alla realizzazione dell’impianto di biometano sul proprio territorio comunale, ora si trova a dover affrontare una nuova battaglia. —

 

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