«Immigrati? Bene, ma solo se lavorano sodo»

I lavoratori della società “Rebiennale” danno le spalle al sindaco durante il suo discorso  
Foto Agenzia Candussi/Scattolin/Forte Marghera, Mestre / Inaugurazione freespace biennale arte, nella foto Brugnaro
Foto Agenzia Candussi/Scattolin/Forte Marghera, Mestre / Inaugurazione freespace biennale arte, nella foto Brugnaro

Parla il sindaco e loro gli danno le spalle, sui giubbetti il logo di “Rebiennale”, la società che ha lavorato per realizzare il patio installazione a Forte Marghera.

Nel gruppo noti esponenti dei centri sociali come Tommaso Cacciari e Jacopo Povelato, ma ci sono soprattutto Daniel e Mohamed, due ghanesi che fanno parte dei 21 migranti ospiti della cooperativa Caracol a Marghera. Tutti arrivati dopo un anno di permanenza a Cona. Solo qui hanno avuto modo di imparare l’italiano e lavorare. Ma la richiesta di permesso di soggiorno per motivi umanitari non è stata accettata dalla Commissione. Il loro caso di lavoratori pagati con stage (500 euro al mese) è stato esposto a Brugnaro, che è andato a dare la mano al gruppo di “Rebiennale”. Con Cacciari, Povelato e l’architetto Giulio Grillo è nato un vivace confronto sul tema immigrazione. «Quando li vediamo lavorare sodo, questi ragazzi, che sono migranti, si comprende che vanno integrati. Sono persone che vogliamo, quando li vediamo lavorare sodo», ha detto il sindaco. Ma il confronto con Povelato si fa polemico. «Dichiarate che invece quando delinquono vanno presi e rimandati a casa, o messi in galera se italiani. Non avete coraggio», dice Brugnaro mentre Povelato ricorda che non stanno così le cose, che ci sono situazioni che richiedono comunque l’aiuto specie dei servizi sociali, anche dietro storie di spaccio. «La bistecca te la mangi tutta, ciccia e osso, perché questa è integrazione seria e onesta», ribadisce Brugnaro. Dalla Caracol replicano. «Cogliamo con favore il commento del sindaco, venga a conoscere le storie dei ragazzi e ci aiuti con Prefettura e Questura a trovare una soluzione positiva», dice Vittoria Scarpa. (m.ch.)



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