Il racconto in tv: «Senza lavoro, ho tentato di uccidermi»

MIRANO. Imprenditori che si uccidono, disperati perché il lavoro viene a mancare o sono costretti a lasciare a casa dipendenti. Anche gli operai e i giovani soffrono; tra una promessa di assunzione, al confortarli perché prima o poi arriverà un contratto degno di questo nome, c’è chi ha pensato davvero di farla finita. Anzi, ci è andato proprio vicino e sembra quasi dispiaciuto perché questo non è accaduto. Marco (nome di fantasia), sulla trentina, ha raccontato ieri la sua storia ad Antenna 3 durante la trasmissione delle 13 «Il faro».
Intervistato da Daniela Gregnanin, messosi di spalle, ha spiegato come è stato vicino a morire e perché si è salvato. La sua vicenda inizia a dicembre; lavora in un’azienda di logistica, è laureato, ha tante idee e speranze per la testa, tra cui farsi una famiglia. Un giorno la sua vita cambia e quei sogni si trasformano in incubi e un po’ alla volta prende corpo la scelta di morire.
«L’azienda» racconta «doveva farmi un contratto a tempo indeterminato. Prima avevo quelli classici da tirocinanti, da precario, invece mi hanno lasciato a casa. Ho perso le certezze sul mio futuro, la voglia di sposarmi (ha una fidanzata ndr), di prendere casa, di fare una famiglia. Ho sui 30 anni e penso che sia l’età giusta per farla, anche se un po’ tardi rispetto alle aspettative. Ricevuta la notizia, in una settimana ho perso nove chili, è scattato in me qualcosa, un cambiamento interno. Piangevo, non vedevo futuro. Ne ho parlato con la mia ragazza, con gli amici, con le persone fidate ma da fuori sembrano cose banali, si fatica a capire quello che si prova».
Così in Marco si fa largo l’idea di suicidarsi; giorno dopo giorno, ora dopo ora è sempre più convinto che quella sia l’unica soluzione percorribile, l’unico modo per uscire da quel tunnel che sembra infinito e, soprattutto, senza vedere in fondo quella luce chiamata speranza. «Per una settimana» prosegue il giovane «non ho fatto altro che pensare a questo, cercando di trovare il modo più sicuro per farlo. Ho penso a gettarmi sotto un treno, a buttarmi giù da un ponte, prendere il porto d’armi. Alla fine ho scelto il monossido di carbonio». E qui il racconto di Marco si fa agghiacciante. «Un giorno sono rimasto solo in casa» rileva «sono andato in bagno, ho preparato tutto l’occorrente, mi sono disteso nella vasca. Mio fratello è rientrato prima dall’università; quando mi ha visto, ha chiamato subito i soccorsi e mi hanno salvato. Ancora oggi non sono contento che l’abbiano fatto. Capisco chi si ammazza, un po’ lo invidio. La vita dovrebbe essere bella per tutti».
Alla fine della chiacchierata con la conduttrice, trova il modo di lanciare un appello. «È giusto che ragazzi e non» dichiara Marco «possano avere una possibilità di farsi una famiglia. Lo Stato aiuti le aziende». La giornalista a questo punto ha chiesto di aiutare Marco. Lo vuole intervistare ancora una volta; ma stavolta con il sorriso sulle labbra.
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