Il promettente imprenditore che ha deluso un’intera città

S’era presentato come il salvatore di Sirma e Tencara ma nel giro di pochi anni le ha chiuse I lavoratori licenziati sono andati a protestare fin sotto la sua lussuosa villa a Mogliano

di Gianni Favarato

Stefano Gavioli s’era presentato come un giovane e aitante imprenditore con tanti soldi in tasca e coraggioso, anzi pronto a qualsiasi avventura imprenditoriale. S’era diplomato al Franchetti di Mestre e poi, con la laurea in Economia e Commercio conseguita a Ca’ Foscari, s’era messo a lavorare nel settore immobiliare che meglio conosceva, grazie alla sua famiglia. Ma era un’attività che, pur permettendo buoni e facili guadagni, non gli bastava, bramoso com’era di allargare i business di famiglia anche ad altri settori, in particolare quello molto promettente, dal punto di vista dei facili guadagni, del riciclo dei rifiuti , ma senza disdegnare anche l’industria.

All’inizio del 1999, quando Stefano Gavioli comprò per 34 miliardi di lire gran parte dell’area (con banchine) e gli impianti di mattoni refrattari della vecchia Sirma, di proprietà della Saint-Gobain che ne aveva annunciato la chiusura, fu salutato dall’allora sindaco Massimo Cacciari e dagli stessi sindacati dei lavoratori come un “salvatore della patria”.

Ma nel marzo del 2008 la sua Nuova Sirma - di cui sua madre Giovanna era amministratore unico e la sorella Chiara consigliere - è tornata al punto di partenza e lui stesso ha annunciato l’inevitabile chiusura per problemi di mercato, scatenando la rivolta dei 200 dipendenti che per tanti anni gli avevano dato fiducia, accettando perfino di farsi rappresentare il consiglio d’amministrazione dall’allora segretario dei chimici della Cgil e oggi assessore comunale alla Casa e al Patromonio, Bruno Filippini. Insomma, sono bastati meno di dieci anni per conoscere meglio Stefano Gavioli, passato dalla gloria all’infamia, con tanto di proteste dei lavoratori della Nuova Sirma rimasti senza lavoro, sotto la sua grande villa d’epoca, con parco annesso, a Mogliano. Non meglio è andata per i lavoratori dei cantieri navali Tencara - famosi per aver costruito il veliero (il Moro di Venezia) da competizione di Rraul Garindini - acquisiti dallo stesso Gavioli e poi chiusi con lo scafo del nuovo veliero (Mascalzone Italiano) fresco di varo. Come se non bastasse, Stefano Gavioli si è fatto anche conoscere come socio della Ste di Jeronchic, la società che s’era proposta - senza successo per le grandi proteste della popolazione e delle amministrazioni pubbliche - di portare rifiuti pericolosi da tutta Italia all’inceneritore SG31 del Petrolchimico . Del resto, basta fare una visura in Camera di Commercio a Venezia per scoprire che Stefano Gavioli ha aperto e chiuso una sequela di aziende. Solo 8 delle 30 aziende iscritti all’albo delle imprese sono tuttora attive e hanno quasi tutte sede al civico 4 di via della Chimica, a Malcontenta: Nuova Sirma in Liquidazione, l’immobiliare Ca’ Gambara srl, Gavioli Spa, Sogem srl, Sir srl in Liquidazione, Esposizioni Borghese srl, Tencara srl e l’Agricona Sant’Antonio di Campagna Lupia. Tutte le altre imprese risultano cessate (Sir spa, Vega spa, , Riparnavi srl in Liquidazione, Immobiliare Gilda srl, Novamar srl in Liquidazione) oppure sono ancora in esercizio (Magazzi Generali di Venezia srl, Enertechsrl, Ideco srl in Liquidazione, Ste srl, Sirma Servizi srl, Slia spa in Liquidazione) ma lui risulta ora «decaduto dalla carica». Di Stefano Gavioli, chi l’ha conosciuto da vicino, dice che «se l’è cercata la fine che sta facendo». Troppo facilone nell’aprire e chiudere aziende come fossero un abito di stagione, troppo ammanicato con discussi consulenti, avvocati e impresari che lavorano nell’intricata ragnatela, e spesso fuori-legge, dello smaltimento dei rifiuti tossici e pericolosi. I pettegolezzi dopo il suo arresto deciso dalla magistratura calabrese proprio nell’ambito del traffico di rifiuti, non risparmiano neanche la sua famiglia, dalla madre, alla sorelle e alla moglie che l’hanno sempre affiancato nella firmamento delle sue imprese. Lui e la sua famiglia si sono inimicati anche i residenti di via Torre Belfredo che hanno denunciato lo stato di abbandono di Palazzo Breda di sua proprietà (situato di fronte al municipio di via Palazzo), invaso da topi e calcinacci ed ora al cento di un intervento di restauro conservativo impostogli dal Comune. Non meno arrabbiati sono gli abitanti di Marghera per l’ex Dopolavoro di Enichem da lui acquisito e ora chiuso e lasciato in uno stato di grave abbandono. L’unica impresa che a Gavioli sembra essere riuscita è quella di essersi inimicato un sacco di veneziani, compreso l’intero consiglio comunale e provinciale che lo hanno accusato duramente per la fine della Nuova Sirma e perfino Confindustria veneziana che da lui ha preso ufficialmente le debite distanze.

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