Il prefetto di Venezia Zappalorto indagato per la gestione dei migranti a Gorizia

"Sono indignato e offeso", commenta. Al centro dell'inchiesta della Procura l'aggiudicazione di un appalto. L'accusa è concorso esterno in associazione a delinquere. La difesa: "Ho posto io fine agli intrallazzi"
Il prefetto di venezia, già prefetto a Gorizia, Vittorio Zappalorto
Il prefetto di venezia, già prefetto a Gorizia, Vittorio Zappalorto

VENEZIA. Il prefetto di Venezia, Vittorio Zappalorto, è indagato dalla Procura di Gorizia - insieme ad altre 41 persone, compresi la collega Maria Augursta Marrosu e due viceprefetti - per presunte irregolarità nella gestione del Cie-Cara di Gradisca d'Isonso.

«Sono indignato, queste accuse offendono la mia dignità di onesto servitore dello Stato. A Gorizia ho posto fine agli intrallazzi ripristinando la legalità e l’ho fatto agendo tra mille difficoltà, in un clima di emergenza, osteggiato dal territorio e chiamato a fronteggiare quella che i giornali definivano la Lampedusa dell’Est».

Reagisce così - in un intervista al nostro giornale  -  con sconforto Vittorio Zappalorto, il  prefetto di
Venezia, già a Gorizia,
finito nel mirino della Procura goriziana che indaga sulle irregolarità nella gestione del Cara di Gradisca. Il pm Valentina Bossi gli contesta un ventaglio di reati - dal concorso esterno in associazione a delinquere, all’omessa denuncia, fino alla truffa - tutti riferiti alla gestione dei flussi di profughi tra il primo gennaio 2014 e la fine del luglio 2015, l’arco temporale del suo mandato istituzionale a Gorizia.

L'indagine.  L’avviso di conclusione delle indagini è stato notificato ai primi di gennaio a 42 indagati, tra cui 39 persone fisiche e tre persone giuridiche, ossia società. È il terzo filone investigativo relativo alla gestione del Cie-Cara di Gradisca d’Isonzo, già peraltro al centro del processo tuttora in corso al Tribunale di Gorizia, a fronte della riunificazione di due procedimenti.

In questa fase ancora iniziale, pertanto tutta da definire ai fini dello sviluppo del procedimento, rientrano a titolo di indagati due prefetti e due viceprefetti operanti nell’Isontino nel periodo tra il 2011 e il 2015. Si tratta degli ex prefetti di Gorizia Maria Augusta Marrosu, che aveva ricoperto l’incarico dal 2008 al 2013, e Vittorio Zappalorto, subentrato fino alla successiva assegnazione a Venezia, nonchè gli ex viceprefetti Gloria Allegretto e Antonio Spoldi.

Siamo dunque all’ulteriore approfondimento della vicenda che attualmente vede invece una trentina di imputati, inerenti a fatti collocati tra il 2009 e il 2013, nell’alveo dell’indagine condotta dalla Guardia di Finanza di Tarcento. La nuova attività inquirente, affidata alle Fiamme gialle di Udine, riguarda quindi un arco temporale che si spinge fino al 2015.

Chiamato in causa ci sarebbe anche il Consorzio Connecting People, già imputato nell’ambito del processo riunificato, affiancato dalla cooperativa sociale Luoghi Comuni di Trapani e dalla coop Interpreti e Traduttori di Roma. Indagati, inoltre, sarebbero Romano Fusco, di Torino, Claudio Battistella, di Ronchi, e Francesca Filla, di Gorizia, all’epoca componenti della Commissione giudicatrice nell’ambito dell’appalto dei servizi del Cie-Cara che aveva sancito l’assegnazione alla Connecting People.

Rientrerebbero, ancora, sempre stando a questa fase iniziale, i presidenti, rappresentanti legali, del Consorzio appaltatore del Centro, Giuseppe Scozzari, di Castelvetrano, e Orazio Ettore Micalizzi, di Acireale, oltre ai legali rappresentanti di Interpreti e Traduttori, Marianna De Maio, e Luoghi Comuni, Alessia Barbagallo. Nel procedimento sarebbero coinvolti peraltro dipendenti e direttori della Connecting People, oltre a commissari giudiziali che hanno curato il concordato preventivo del Consorzio.


Ipotesi di accusa. Tra le principali contestazioni, si fa riferimento a turbativa d’asta in ordine allo svolgimento della gara di appalto che s’era conclusa con l’aggiudicazione della gestione del Centro di Gradisca al Consorzio Connecting People. Sul tappeto, a quanto sarebbe dato sapere, presunte irregolarità circa le modalità di esecuzione della gara. Si parla, ancora, dell’ipotesi di associazione a delinquere in riferimento ai presidenti, amministratori e dipendenti della Connecting People, con i prefetti Marrosu e Zappalorto, nonché il viceprefetto Allegretto, in presunto concorso esterno.
Altro reato ipotizzato frode in pubbliche forniture, in riferimento all’erogazione di sigarette, pocket money e schede telefoniche agli ospiti del Centro. Quindi alcune truffe ai danni dello Stato che sarebbero riconducibili alle fatturazioni emesse dal Consorzio (dal 2011 al 2013). E ancora, ipotesi di truffa ai danni dello Stato inerente la chiusura del rapporto con la Connecting People, mediante la rescissione del relativo contratto d’appalto. Le presunte incongruenze sarebbero legate alla liquidazione alla società gestore del Cie-Cara per la quale non si sarebbe tenuto conto di alcune contestazioni nel frattempo già segnalate all’autorità giudiziaria. Si parla di una somma sull’ordine dei 4 milioni, di cui 2 milioni all’epoca oggetto di attenzione da parte della magistratura.
Siamo dunque nella fase di chiusura delle indagini, in attesa degli sviluppi tenendo conto quindi anche della possibile archiviazione.

La difesa di Zappalorto. Nel merito Zappalorto si trincera nel «no comment» malcelando l’amarezza per un ciclone inatteso e - ai suoi occhi - destituito di fondamento. Zappalorto - spiega -  lavorò anzitutto a ripristinare condizioni di normalità, riattivando i primi pagamenti per evitare l’esodo dei lavoratori e istituendo un nucleo di controllo e di monitoraggio sull’andamento del centro; un punto cruciale, questo, richiamato dal pubblico ministero in fase istruttoria; al prefetto è contestata la mancata denuncia alla magistratura delle irregolarità emerse, segnalate peraltro al ministero dell’Interno e sanzionate attraverso le penali previste dal dettato contrattuale. Ciò consentì a Gradisca di raggiungere la massima capienza e nel frattempo a Gorizia furono attivati un nuovo Cara, capace di accogliere 200 persone, e una comunità in grado di ospitarne altre cento.
 

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