Il permesso premio previsto dalla legge

Lucio Niero «è d’esempio all’interno del carcere». La famiglia della vittima non può fare ricorso
MAERNE 07/05/2006 Via della Costituzione il luogo dove e' stato ritrovato il corpo di Jennifer Zacconi (C) Bertolin Matteo richiesto da MION MAERNE 07/05/2006 Via della Costituzione il luogo dove e_ stato ritrovato il corpo di Jennifer Zacconi
MAERNE 07/05/2006 Via della Costituzione il luogo dove e' stato ritrovato il corpo di Jennifer Zacconi (C) Bertolin Matteo richiesto da MION MAERNE 07/05/2006 Via della Costituzione il luogo dove e_ stato ritrovato il corpo di Jennifer Zacconi

VENEZIA. Per chi ha vissuto lo strazio della perdita di una giovane nel fiore degli anni e del piccolo che portava in grembo, il permesso premio a Lucio Niero è qualcosa di mostruoso. Ma la possibilità di uscire dal carcere è parte integrante del percorso di rieducazione sancito dalla Costituzione e previsto dall’articolo 30ter dell’ordinamento penitenziario. Ad alcune condizioni, ovvero che il detenuto abbia fino a quel momento tenuto una condotta regolare e non sia giudicato socialmente pericoloso. Un profilo definito dalla normativa, questo, che il magistrato di sorveglianza Isabella Cesari di Verona, dopo un confronto con Mariagrazia Bregoli, direttrice del carcere di Montorio (Verona) dov’è detenuto Niero, ha ritenuto collimasse con quello dell’assassino di Jennifer.

Dietro le sbarre, infatti, Lucio Niero ha ripreso in mano i libri. Ora è ad un passo dalla laurea in Commercio estero. E poi presta volontariato in una cooperativa. Nel suo comportamento, sia con il personale che con gli altri detenuti, nemmeno una macchia. «È d’esempio all’interno del carcere», spiega il suo difensore, l’avvocato Alessandro Compagno. Ed è per questo che l’ex barista di Martellago, che ha già espiato 11 anni dei 30 ai quali è stato condannato in via definitiva, ha potuto presentare il 1° aprile l’istanza al tribunale di sorveglianza scaligero. «La posizione giuridica di Niero consente la concessione del beneficio richiesto», si legge nel provvedimento. E poi ancora «La condotta penitenziaria è stata regolare come attestato dalla nota del direttore della casa circondariale» e più sotto «Il permesso richiesto è coerente con il programma trattamentale sino ad oggi positivamente seguito dal condannato e sia idoneo al reinserimento». Motivazioni, queste, che hanno permesso a Niero di beneficiare di 15 ore di “libera uscita”, domenica scorsa, da trascorrere rigorosamente a casa della sorella nel Trevigiano. La stessa sorella che è stata incaricata dal tribunale di andare a prendere Niero alle 8.30 e di riportarlo in carcere entro le 23.30.

Non è possibile per la parte civile, quindi in questo caso per i familiari di Jennifer, presentare alcun tipo di ricorso contro i permessi premio e le altre misure di sorveglianza. Dopo la prima “libera uscita” di domenica scorsa, Niero potrà chiederne altre. La legge chiarisce che al massimo i giorni di permesso premio possono essere 45 all’anno per curare «interessi affettivi, culturali o di lavoro». (ru.b.)

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