Il parroco: «Lavoro portato via dai cinesi e dalla burocrazia»

CHIRIGNAGO. «È sbagliato piangersi addosso, ma come non farlo? I cinesi ci portano via tutto il lavoro e quel poco che si potrebbe fare qui, viene rallentato all’infinito o reso impossibile da leggi e burocrazie che scoraggerebbero Gengis Kan». Inizia così lo sfogo che dalle righe del bollettino “Proposta”, quello della parrocchia di Chirignago, don Roberto Trevisiol indirizza ai suoi fedeli. Lanciando strali contro amministrazione, Comune e consiglieri. «Volevamo fare un piccolo lavoro di ampliamento della nostra casa di Caracoi», scrive, «ma è stato impossibile per i costi determinati non tanto dalla manodopera costosissima, ma anche per un’infinità di gabelle che gravano su ogni passaggio dei lavori: per due impalcature ci vuole un progetto firmato da un ingegnere, per mettere una caldaia ci vuole un progetto firmato da un termotecnico, per asportare una piccola cisterna dove c’era del gasolio, ci vuole un patrimonio per lo smaltimento. Tutto giusto, ma nel frattempo abbiamo deciso che non valeva la pena spendere cento per avere uno».
Oltre alla casa in montagna, si parla anche del Centro diurno di accoglienza per minori in disagio: «Volevamo ampliare la Casa Nazareth, c’erano e ci sono tutte le condizioni legali per farlo, ma il progetto giace negli uffici competenti da mesi: da settimane è pronto per essere firmato, ma la firma non arriva e intanto chi ci poteva lavorare sta alla finestra: muratori, falegnami».
E poi nella lista degli interventi bloccati o mai iniziati, don Roberto Trevisiol inserisce anche la vicenda del famoso campetto parrocchiale di piazza San Giorgio: «C’è stata gualche buona persona della Municipalità che ci ha denunciati; da mesi stiamo cercando di ottenere l’agibilità, ma è necessario che i terreni siano giustamente accatastati: competeva al Comune e attende da tredici anni di essere perfezionata, ma non c’è verso. Anche in questo caso, alcuni lavori collegati all’agibilità avrebbero potuto essere fatti, qualcuno avrebbe potuto lavorare e guadagnarsi la giornata. Chissà quante realtà si stanno scontrando con ostacoli simili ai nostri».
Il parroco cita San Giorgio e il drago, dove il drago sono «queste leggi insulse e questo apparato burocratico che come un parassita prosciuga tutte le risorse per ingrassare solo se stesso».
«Per quanto riguarda il campetto parrocchiale» ribatte il presidente, Maurizio Enzo, «la Municipalità non c’entra, abbiamo preparato un’ipotesi di protocollo che prevede l’utilizzo di campetto, spogliatoi e servizi igienici che serviranno anche per il mercato. Ci siamo dati da fare e non vediamo l’ora di usufruire con la parrocchia anche di quello spazio, per dar vita ad attività aggreganti. Evidentemente c’è qualche passaggio a livello tecnico e di edilizia privata che non quadra, sanatorie che devono essere sistemate e che rallentano la sottoscrizione del protocollo».
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