Il grido di dolore di Campalto «Interventi per la sicurezza»
«Vogliamo che le autorità rispondano alle loro responsabilità ed agiscano concretamente. Non con interventi a spot, ma duraturi e innovativi». Fanno fronte comune gli abitanti di Campalto dopo la morte di Luciano Trevisan, ultima vittima della statale, falciato sulle strisce pedonali da un Ncc di ritorno dall’aeroporto. Daniele Conte è uno dei giovani che dodici anni fa, quando la quindicenne Giulia Abbadir fu schiacciata da un tir, si distese in mezzo alla strada per protestare contro il passaggio di camion e autoarticolati. Oggi il problema sono i taxi, gli Ncc, tutto il traffico diretto all’aeroporto per prendere e portare passeggeri in gran fretta.
Ieri il Criaave, il comitato di Tessera che si batte contro smog e traffico di attraversamento, ha spedito un documento al Comune e al responsabile del settore Mobilità, firmato da Cesare Rossi, nel quale sono elencate le richieste della cittadinanza per mettere in sicurezza i centri di Campalto e Tessera ed evitare che ci siano ancora morti inutili: passaggi pedonali, lampeggianti, semafori a chiamata, passerelle, illuminazione, cartelli, con tanto di mappa geo referenziata.
La manifestazione di venerdì sera è stata organizzata in meno di 24 ore, ma in centinaia hanno deciso di uscire di casa per far sentire la propria voce, in testa il parroco don Massimo Cadamuro che impressi nella mente ha tutti i volti delle persone che ha seppellito, i familiari che ha consolato, le parole che ha custodito. C’erano i giovani un tempo studenti delle scuole dell’obbligo oggi cresciuti, le famiglie dei bambini che vanno all’asilo parrocchiale Sant’Antonio e che a Ciano volevano bene, i rappresentanti dei comitati, delle associazioni ambientaliste, nonni vigile e amici. In una lettera letta davanti alla chiesa di San Martino da Conte e poi in chiesa di San Benedetto, le richieste dei cittadini: «Vogliamo che ci sia un centro ben curato e non abbandonato, vogliamo che i nostri parchi siano attraenti e non deludenti, con l’erba tagliata e dei bei giochi per i nostri figli, vogliamo che si diano soluzioni a montagne cresciute come parole gonfiate per lavori malfatti e irrisolti (la strada che si è gonfiata a causa dei lavori del tunnel del bypass e i cumuli di terra, ndr)». E ancora: «Vogliamo che quando quella nuova strada sarà aperta, alla frammentazione del territorio si compensi con un reale programma di rigenerazione del centro di Campalto e del tessuto urbano lagunare. Vogliamo che le autorità rispondano alle loro responsabilità e che questa strada sia più sicura». Dopo la fiaccolata, la processione di manifestanti si è recata davanti all’albero delle 106 vittime e poi in chiesa. Ciano cantava nel coro di Campalto. In chiesa a San Benedetto c’era la moglie Marina che il giorno dell’incidente si è recata sul posto, per vedere con i suoi occhi. È rimasta in preghiera, in silenzio. —
Marta Artico
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