Il forno crematorio chiuso altri 15 giorni continuano i disagi
MARGHERA. Resterà chiuso fino a fine mese (almeno fino al prossimo 23 maggio se non ci saranno ulteriori intoppi) il crematorio di Marghera che avrebbe dovuto riaprire a fine aprile scorso. Si tratta di una decisione che crea forti disagi a imprese e famiglie dei defunti già costrette a far portare le salme da cremare addirittura in provincia di Ferrara e che attendevano la riapertura come necessaria ed imminente. A comunicare lo slittamento della riapertura alle onoranze funebri è stata la stessa Veritas. La municipalizzata aveva comunicato lo scorso 13 marzo la chiusura dell'impianto di via delle Querce a Marghera. L’intervento in corso prevede lavori di straordinaria manutenzione, improrogabili su impianti che ormai sono a regime da parecchi anni.
«Questo ulteriore slittamento della riapertura», spiega per gli impresari funebri Paolo Lucarda, «ci mette in grossa difficoltà e mette in difficoltà pure tante famiglie di Marghera e Mestre ma anche in Riviera del Brenta e Miranese. Le cremazioni rappresentano ormai il 70% in alcune zone della modalità di sepoltura. Ci sono tempi di attesa per le cremazioni che ormai superano il mese. Anche una ventina di giorni in più di attesa sono un grosso problema. Siamo sicuri che a fine mese Veritas riaprirà gli impianti? È già la seconda volta che assistiamo ad uno slittamento della riapertura».
Veritas ha pensato a un piano per “dirottare” le salme in altri crematori vicini. In questo periodo così per sopperire alla chiusura di quello di Marghera sono stati utilizzati i crematori che si trovano nel cimitero di Spinea e quelli che si trovano nell’isola di San Michele. Ci sono degli accordi poi per portare le salme alla cremazione, a Copparo a Ferrara. Non è possibile infatti utilizzare i crematori di Treviso e Padova. Il problema è che, ad esempio, il crematorio di Spinea già ora accumula ritardi molto importanti per la cremazione delle salme, che devono restare in attesa nelle celle frigorifere degli obitori anche tre settimane. «Sarebbe opportuno», spiega Lucarda, «far sorgere nuovi crematori anche in provincia, per evitare casi come questo di disagi deprecabili soprattutto alle famiglie dei defunti».
Il problema, fanno sapere gli operatori funebri, è anche che gli obitori in tanti casi scoppiano. Il rischio è che non vi siano più celle frigorifere per accogliere le salme. È insomma anche di un problema sanitario con l’arrivo dell’estate.
Alessandro Abbadir
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