Il fenomeno Rocco Hunt «Il mio rap per la speranza»

SANREMO. Prima ancora di salire sul palco dell’Ariston è già un fenomeno. Rocco Hunt (la sua firma da writer), 19 anni, da Salerno, tra le Nuove proposte è quello che più catalizza l’attenzione dei giornalisti. Code per le interviste per il giovanissimo rapper passato dall’autoproduzione alla Sony che con “Nu juorno buono”, inno alla speranza per la Terra dei fuochi, è balzato subito in vetta alla classifica di iTunes.
Stasera sarai sul palco, sai di essere uno dei favoriti?
«Io parto con la forza di una fanbase di 300mila persone su Facebook e con un album (uscirà il 25 marzo, ndr), che vanta collaborazioni importanti come Clementino, Federico Zampaglione, Enzo Avitabile. Vado sul palco con il potere della mia gente: ci sono striscioni in piazza a Napoli, Salerno, c’è gente che domani non guarderà la partita del Napoli. Comunque vada, la mia gente tifa per me».
Dici che i rapper sono i nuovi giornalisti.
«Raccontiamo le cose che altri non possono dire. Quando mio padre mi trovava in stanzetta a rappare, pregava San Pio: “perché proprio a me questa maledizione?” Ora è qui con me. Io voglio dare input positivi, come quelli che lui ha dato a me perché i ragazzi sono smarriti, non parlano con i genitori, non credono nelle istituzioni: non voglio trasmettere rabbia, il baluardo è la speranza. Dai rapper americani ho importato le cose positive, tatuaggi e catene d’oro non mi interessano».(m.r.t.)
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