Il corpo di Fabio trovato dai pescatori autopsia per chiarire le cause della morte

Ritrovato ieri mattina alle 9 il corpo, purtroppo senza vita, di Fabio Perini, il pescatore di 34 anni caduto in mare, nella notte tra martedì e mercoledì, dal motopeschereccio “Laura Doria” .
A scorgere il cadavere galleggiante, gli uomini del peschereccio Aurora (CI 3006) che, assieme ad altre dieci imbarcazioni della marineria chioggiotta, era salpato all’alba per supportare le operazioni di ricerca da parte di due motovedette della Guardia Costiere e di un elicottero della Guardia di Finanza. Quasi una prova di forza, si può dire, contro quel mare che tanto dà alla gente di Chioggia ma che, purtroppo, si fa poi pagare il conto in termini di vite umane.
I pescatori di Chioggia volevano ritrovare a ogni costo il povero Fabio e riportarlo a casa dai suoi genitori, in calle Scura Airoldi. Il mare stavolta ha restituito il corpo del giovane pescatore che ora riposa nella sala dell’obitorio dell’ospedale clodiense. Anche se non vi sono formalmente degli indagati, la pm Federica Baccaglini ha disposto l’autopsia sul cadavere del 34enne, se non altro per capire quali siano state le cause della morte di Fabio.
La magistratura sta infatti seguendo diverse piste: dal malore all’incidente causato durante le operazioni di pesca, sulle quali si spera di poter far luce nei prossimi giorni. Sarà importante capire anche se tutte le norme sulla sicurezza siano state rispettate, perché la morte del ragazzo potrebbe anche configurarsi come un incidente sul lavoro.
Il corpo del pescatore è stato ritrovato due miglia più al largo rispetto al luogo dove è avvenuta presumibilmente la tragedia. A scorgerlo, come detto, il motopeschereccio Aurora, che il giorno prima, nonostante fosse distante ben 40 miglia dalla “Laura Doria” è rientrato velocemente per prestare soccorso. «Solo fortuna» dicono i pescatori «di solito gli annegati in mare non si ripescano più».
Una buona parte della marineria chioggiotta, una decina di imbarcazioni, ha partecipato alle ricerche e, una volta individuato il corpo, è stata immediatamente allertata la Capitaneria di Porto, che ha provveduto al recupero della salma, la cui motovedetta è stata poi scortata verso Chioggia da un lugubre corteo funebre di barche. Una volta entrati nelle bocche di porto i pescherecci hanno reso omaggio alla giovane vittima suonando all’unisono le sirene, accompagnati dagli sguardi commossi di chi si trovava in passeggiata sulla diga di Sottomarina. Un gesto di grande solidarietà che dimostra ancora una volta la grande umanità della gente di mare, che non lascia un proprio figlio disperso negli abissi.
«Un gesto dovuto» affermano ancora i pescatori «nei confronti di un nostro collega, fatto da persone estremamente sensibili».
La famiglia si è chiusa nel proprio terribile dolore, nel centro storico. «È una famiglia unita, di lavoratori» ricorda una zia «il papà e i fratelli da sempre pescatori, la mamma ha lavorato fino a poco tempo fa come cuoca in un ristorante di Chioggia. Ragazzi bravi, rispettosi. Fabio era forse un po’ più timido ma era davvero un bravo ragazzo». Il giovane pescatore aveva frequentato il “Giorgio Cini” , l’istituto superiore nel quale studia la maggior parte dei marittimi, quindi il mare, la pesca, imbarcato in diversi pescherecci, come accade da queste parti.
Anche la politica si è fatta sentire esprimendo le proprie condoglianze alla famiglia. La consigliera regionale Erika Baldin ha puntato il dito anche sulla sicurezza sul posto di lavoro, anche se i pescatori esperti parlano quasi esclusivamente di sfortuna. «Il pescatore» ha detto la consigliera «è uno dei mestieri più pericolosi. Servono adeguati incentivi per il settore è un’attenzione particolare alle condizioni di lavoro». –
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