Il Comune ricorre contro Aquafit per riavere la piscina

FAVARO. Il Comune ricorre alle vie legali contro Aquafit, per rientrare in possesso della piscina di Favaro. La comunicazione è stata data dall’assessore allo Sport, Andrea Ferrazzi, indispettito per la piega che ha preso la vicenda. Ricordiamo che l’impianto natatorio Marco Polo è chiuso quasi da due anni. Ferrazzi è deciso a risolvere drasticamente la faccenda, come avvenuto con i campi da rugby di Favaro e di quanto accaduto con l’impianto di Sant’Alvise di Venezia.
A marzo con una nota dell’amministrazione, il Comune con il supporto dell'Avvocatura civica aveva deciso di sciogliere definitivamente la convenzione stipulata il 24 maggio 2010 con la società che prevedeva la ristrutturazione dell’impianto. «Decisione», spiegava allora l’assessorato, «assunta a seguito delle inadempienze da parte di Aquafit, che aveva preso contrattualmente l’impegno a presentare il progetto di ristrutturazione entro 60 giorni dalla firma e ad avviare i lavori, ottenuti tutti i pareri e nulla osta necessari, entro il 9 marzo del 2011 per concluderli in 360 giorni».
«La società», spiega Ferrazzi, «si è opposta legalmente alla risoluzione del contratto e ci vediamo costretti, per rientrare in possesso dell’impianto e poterlo riaprire, ad andare in tribunale. L’Avvocatura Civica», precisa, «attiverà la causa per l’accertamento della risoluzione contro Aquafit». Prosegue: «Ci spiace per i cittadini, che finora hanno fatto le spese della piscina chiusa, ma una situazione del genere non è più accettabile, tra l’altro abbiamo un credito con Aquafit di 60 mila euro per i consumi del 2012 e parte del 2011. Di tutti gli impianti del Comune, gli unici dove abbiamo avuto problemi, sono i due nei quali nel rapporto Comune-gestore, c’entrava l’Aquafit: le altre funzionano bene e questo vorrà pure dire qualcosa. Nostra intenzione è di riattivare l’impianto, avviare un bando di costruzione e gestione, per questo dobbiamo entrare in disponibilità del bene. Abbiamo atteso per dare tempo alla società di fare quanto dovuto: purtroppo ci vediamo costretti ad andare in tribunale».
Marta Artico
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