Il boschetto raso al suolo era vincolato

MIRANO. Poco prima delle vacanze pasquali, in concomitanza con le pulizie primaverili, qualcuno pensa di dare il via al taglio degli alberi. E un boschetto di 38 ettari, in via Caltana a Scaltenigo, nell’area dell’ex vivaio Sgaravatti, viene raso al suolo. L’area, da poco, è stata ceduta a un’azienda di macellazione e allevamento: la Bugin Carni srl di Santa Maria di Sala. Un’area privata, ma a vedere tutti quegli alberi andare giù i cittadini si sono arrabbiati. L’associazione Valore Ambiente ha mandato un esposto al Comune di Mirano, al Comando regionale dei carabinieri forestali e alla Procura della Repubblica per far verificare la legittimità di quel taglio. Molti alberi avevano un diametro superiore agli ottanta centimetri e sarebbero dovute arrivare le autorizzazioni. In più, denuncia l’esposto, «non è questo il momento per procedere al taglio o potatura degli alberi: è in corso il periodo riproduttivo per le specie dell’avifauna selvatica», pena quindi eventuali estremi di reato per disturbo, danneggiamento o uccisione delle specie in periodo di nidificazione.
Dopo l’esposto, il Comune manda i vigili e fa bloccare tutto. Ma soprattutto nelle tre pagine di ordinanza inviate dall’amministrazione comunale alla ditta, si scopre qualcosa di clamoroso, visto il rapporto del sopralluogo della polizia locale del comando dell’Unione. E cioè che quegli alberi erano tutelati dal Prgc, piano regolatore generale comunale e che si presume anche l’eliminazione di corsi d’acqua minori e di strade interponderali presenti proprio nel Prgc. Oltre al fatto che parte dell’area rientra in una zona “protetta” di interesse paesistico ambientale ed è sottoposta a vincoli. Indi per cui l’intervento realizzato contrasta con il Prg, con la legge regionale 61 del 1985, con il decreto 42 del 2004, che è stato fatto senza titolo edilizio, che manca di autorizzazione e pure che la responsabile dell’abuso è la ditta Bugin srl, in qualità di proprietario.
Una ditta a cui saranno irrogate sanzioni, ma che subito prende le distanze: «Non siamo noi i responsabili», dice Giovanni Bugin, titolare della srl, «la responsabile è la ditta Mandria». I Bugin però sono proprietari di maggioranza di quel pezzo di terra.
E non è finita qua. Perché «dietro al taglio», scrive in una nota Giancarlo Furlan di Valore Ambiente, «c’è l’anticipazione di un progetto zootecnico insostenibile per Scaltenigo. Cioè la terra serve a smaltire le deiezioni animali usate come concimi. Una parte arriva alle radici, il resto si disperde nell’aria sotto forma di ammoniaca e gas o nell’acqua sotto forma di nitrati». Ma il proprietario Bugin smentisce: «Dobbiamo seminarci il granoturco». (s.bet.)
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