«I profughi di Conetta trasferiti in Argentina»

Un’associazione d’oltre oceano ha chiesto al sindaco Panfilio se è possibile aprire un corridoio umanitario con il Paese sudamericano: «Da noi casa e lavoro»

CONA. E se la soluzione per il decongestionamento del centro di accoglienza di Conetta venisse dall’Argentina? L’eventualità è molto remota ma è una delle strade che, in questi mesi, si sono aperte di fronte all’amministrazione comunale. L’occasione è stato il convegno dei sindaci europei, organizzato dalla Pontificia Accademia delle Scienze, sulle esperienze di gestione dei profughi, tenutosi a Roma in dicembre, a cui aveva partecipato anche il sindaco Alberto Panfilio.

«La vicenda di Conetta», racconta il primo cittadino di Cona, «ha destato l’interesse del rappresentante di uno Stato dell’Argentina (che è una Repubblica federale) il quale mi ha messo in contatto con un’associazione che opera in quel Paese. L’idea è creare un corridoio umanitario che permetta ai profughi di Conetta di trasferirsi oltre oceano dove riceverebbero una casa e un lavoro. L’Argentina ha pochi abitanti rispetto alla sua estensione e, unico tra i Paesi del Sudamerica, ha un saldo migratorio positivo. Ho passato tutti i contatti alla Prefettura, perché chi di dovere valuti la fattibilità di questa ipotesi», conclude Panfilio.

La difficoltà pratica maggiore, però, burocrazia a parte, è che gli argentini preferirebbero far arrivare delle famiglie, piuttosto che dei singoli, come sono quasi tutti i profughi di Conetta.

Nel frattempo Panfilio ritiene che le strategie di “ridimensionamento” del numero di migranti accolti nell’ex base militare debbano essere affidate a politiche come gli incentivi al rientro volontario (dare una somma a ciascun profugo perché torni nel Paese d’origine) che, ad esempio in Germania, avrebbero già permesso l’allontanamento di 50 mila migranti, ma pochissimo usati in Italia.

La proposta dell’opposizione che il Comune di Cona si faccia capofila di un progetto di accoglienza diffusa (già attuato nell’Alto Vicentino) nei Comuni della Provincia (con 2,5-3 profughi ogni 1.000 abitanti) è stata respinta dalla maggioranza perché «non è credibile che gli oltre mille profughi di Conetta (attualmente 1.055, ndr) diventino di colpo una decina, come farebbe credere il calcolo percentuale sui 3.000 abitanti di Cona» e, inoltre, il protocollo usato nel Vicentino sarebbe ormai «superato».

Nell’ex base militare, intanto, proprio in questi giorni fervono i lavori per la costruzione di una vasca di laminazione a supporto della rete fognaria e tutti i richiedenti asilo hanno ricevuto (dopo un fitto viavai dal commissariato di Chioggia) il modulo C3, ovvero la ricevuta dell’avvenuta richiesta di protezione internazionale.

Diego Degan

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