I «non ricordo» di Magarotto
Corruzione, il responsabile Spisal sentito come testimone

La sede dell’Asl con lo Spisal e la Prevenzione in piazzale Giustiniani
Lungo interrogatorio, ieri, in Tribunale per il responsabile dello Spisal dell'Asl 12 Giancarlo Magarotto, piuttosto in difficoltà di fronte ad alcune domande del pm Paola Mossa, tanto che c'è voluto l'intervento del presidente Vincenzo Santoro per schiodarlo dai «non ricordo». Era testimone nel processo nei confronti dell'avvocato Paola D'Alessandro e del direttore del laboratorio di analisi «R&C Scientifica» Emilio Urbani, accusati di corruzione, dopo che il medico e funzionario Spisal Massimo Guidi e l'imprenditore Marino Abbadir hanno patteggiato rispettivamente tre anni e mezzo e un anno e otto mesi di reclusione. Magarotto - all'inizio dell'indagine era stato indagato per omessa denuncia, ma alla fine la sua posizione è stata archiviata - era capo di Guidi e il pm gli ha chiesto se, prima del suo arresto, avesse ricevuto lamentele o segnalazioni di irregolarità. La prima risposta è stata negativa, poi però il magistrato gli ha ricordato via via alcuni episodi e così è cominciata a tornare la memoria a Magarotto. Una prima segnalazione nel 1995, poi quella della dita «Sadeco», quindi un'altra ancora. Poi ci sono state quelle partite dall'interno dello Spisal, almeno due. Ma per Magarotto, seppur in alcune occasioni Guidi sarebbe stato «arrogante, anche volgare, con atteggiamento di superiorità, aveva quasi sempre ragione» ha sottolineato il teste. «Quando gli chiesi come mai il laboratorio R&C fosse così ricorrente, mi rispose che era uno dei pochi certificati», ha sostenuto. Ha smentito il suo capo di allora, il medico legale Sergio Lafisca, il quale aveva raccontato ai giudici che gli aveva segnalato le irregolarità nei metodi di Guidi. Quindi il pm gli ha ricordato la testimonianza di una sua dipendente: «La signora Groppo ha riferito che, quando Guidi era in ferie forzate, telefonò alla donna per invitarla a non compiere il giorno successivo un sopralluogo all'Enel: la signora venne a raccontarglielo e lei si limitò a dirle "Ma sai come è fatto lui"». Magarotto ha sostenuto di non ricordare quella circostanza. Allora è intervenuto il presidente: «Ma secondo lei quella telefonata è un fatto grave?». «Io non lo farei», ha risposto il teste. «Le ho chiesto se è grave», ha ribadito il presidente. Titubante, Magarotto ha risposto: «Direi di sì». «E allora, visto quello che è accaduto subito dopo (l'arresto di Guidi: ndr), come fa a non ricordare?», ha incalzato il magistrato. «Non ricordo, ma se è andata così è grave», ha ripetuto. Infine, il pubblico ministero ha mostrato una lettera firmata dallo stesso Magarotto in cui si consigliava alle ditte il laboratorio «R&C», quello che pagava Guidi. «Non so se l'ho mandata via perchè mi sembra di non aver mai segnalato un unico laboratorio - ha spiegato il teste in difficoltà - Vorrei vedere se l'ho firmata». E dopo aver controllato: «Deve essere stato un episodio occasionale».
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