I fratelli Dori restano agli arresti domiciliari

MARGHERA. I fratelli Dori, Elia e Filippo, titolare del Venice Hotel Villa Dori di Marghera, restano agli arresti domiciliari. Lo hanno deciso i giudici del Tribunale del riesame di Venezia, che la...

MARGHERA. I fratelli Dori, Elia e Filippo, titolare del Venice Hotel Villa Dori di Marghera, restano agli arresti domiciliari. Lo hanno deciso i giudici del Tribunale del riesame di Venezia, che la settimana scorsa hanno respinto il ricorso presentato dal loro difensore, l’avvocato Federica Santinon, che puntava alla loro scarcerazione.

Immediatamente dopo l’arresto i due, davanti al giudice padovano Cristina Cavaggion che aveva firmato l’ordinanza di custodia cautelare, si erano avvalsi della facoltà di non rispondere. Lo stesso aveva fatto la fidanzata rumena di Elia, Claudia Amiaesei, mentre il toscano Marco Alaia di Campi Bisenzio, è stato sentito per rogatoria dal giudice di Firenze: aveva risposto alle domande, aveva ammesso di conoscere i due fratelli di Marghera, ma aveva respinto ogni accusa. Tutti devono rispondere di associazione a delinquere finalizzata alla contraffazione e alla produzione di prodotti contraffatti. . Il pubblico ministero padovano aveva chiesto al giudice delle indagini preliminari altre due misure cautelari (i due fratelli, la donna e il toscano sono agli arresti domiciliari): voleva che le manette scattassero anche ai polsi di un romano, che si spaccia per avvocato, ma non lo è, e per un cinese senza fissa dimora, entrambi sarebbero stati complici dei Dori. Ma per il magistrato non c'erano indizi sufficienti e gravi per l'arresto.

I Dori, stando alle accuse, producevano falso di qualità, borse e abiti griffati delle migliori marche prodotti da artigiani italiani, perfettamente identici a quelli originali, venivano venduti nelle migliori boutique in Italia (due nel centro storico di Venezia e una a Rovigo), Svizzera, Corea, Inghilterra e, addirittura nella patria degli oggetti contraffatti, la Cina. In totale sono stati sequestrati circa 53 mila articoli per un valore commerciale di oltre 4 milioni di euro. L'inchiesta ha preso vita un anno fa grazie allo spirito di osservazione di un appuntato della Guardia di finanza che nel corso di un'operazione di controllo del territorio si è insospettito vedendo i fratelli Dori. Erano più o meno le dieci di sera e i due veneziani se ne stavano davanti a un capannone alla periferia di Padova. Li conosceva, sapeva dei loro precedenti penali per contraffazione. Quindi si è chiesto cosa ci facessero lì davanti. Era scattata la prima perquisizione, in seguito alla quale sono stati sequestrati mille capi d'abbigliamento dei marchi Jeckerson, Gucci, Prada, Dior e Hermes. Le intercettazioni telefoniche e i riscontri tecnici avevano consentito di ricostruire l'intera filiera: dagli artigiani che realizzavano i prodotti, fino agli agenti che tenevano i contatti con i negozianti coreani. I Dori gestivano il business dalla produzione alla distribuzione.

(g.c.)

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