I francesi visitano Arkema «Sistema di sicurezza efficace»

Una delegazione della Fondazione francese aziende e performance (Fnep) in visita ieri allo stabilimento di Arkema di Porto Marghera, ha lodato i sistemi di sicurezza del Petrolchimico. Cyril Alavoine...

Una delegazione della Fondazione francese aziende e performance (Fnep) in visita ieri allo stabilimento di Arkema di Porto Marghera, ha lodato i sistemi di sicurezza del Petrolchimico. Cyril Alavoine commissario a capo di un nucleo della polizia francese specializzato nel rischio industriale, Dara Sin del ministero dell’Interno di Francia e Floriane Torchin della Regione Alsazia sono venuti in Italia nell’ambito di una missione internazionale per studiare i sistemi di sicurezza dei vari Paesi nel campo del rischio industriale. L’idea è di replicare in Francia le migliori pratiche. Ieri, hanno visitato gli impianti del Petrolchimico gestito dalla multinazionale francese Arkema e il giorno prima quelli di Versalis (Eni). Sono stati anche a Milano e poi andranno a Roma e a Napoli. Per quanto riguarda i Paesi esteri, si sono recati in Svezia e poi andranno in Germania, Gran Bretagna, Stat Uniti e Cina. Sono rimasti molto colpiti dal sistema di controllo del Petrolchimico, costituito dai costosi e sofisticati programmi Siges (Sistema integrato gestione emergenze di sito industriale) e Simage (Sistema integrato di monitoraggio ambientale e gestione delle emergenze) dell’Arpav. «Non mi risulta che esista niente di simile in Europa», ha affermato Torchin. «Siamo rimasti stupiti», ha aggiunto Sin, «per la quantità delle informazioni che le istituzioni possono ricevere in tempo reale attraverso il Zimarre». «In Francia», ha spiegato Alavoine, «la risposta al pericolo industriale è affidata principalmente alla responsabilità dello Stato. Qui in Italia, invece, le aziende hanno maggiore responsabilità che condividono con la pubblica amministrazione: molto interessante». Non dimentichiamo quanto la prevenzione del rischio industriale in Francia rappresenti un problema delicato anche a causa delle centrali nucleari. È paradossale, comunque, che siano i francesi che hanno tuttora una fortissima industria chimica a considerare un modello i sistemi di sicurezza di un Paese come il nostro dove gli impianti del settore sono quasi tutti chiusi, compresi quelli di Marghera. «E’ un peccato», ha commentato Andrea Origgi, direttore dello stabilimento di Arkema (53 dipendenti), «che la chimica italiana venga data per morta. Realtà come la nostra dimostrano quanto il nostro Paese sia ancora in grado di esprimere eccellenze». Arkema sta investendo 20 milioni a Marghera per gli impianti di plexiglass che dall'anno prossimo saranno dotati di una centrale di cogenerazione Cofely-Fdf che produrrà energia attraverso il recupero dei gas di scarto.

Michele Bugliari

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia