I carabinieri stringono le manette ai polsi di un pedofilo

Renato Remonato, 56 anni è un massaggiatore sportivo e sfruttava la sua mansione per conquistare la fiducia dei ragazzi che poi sottoponeva a violenza sessuale. Appello della procura ai genitori
Arresto di Remonato Renato, Questura di Via Miranese Mestre.
Arresto di Remonato Renato, Questura di Via Miranese Mestre.

MIRANO. Si chiama Renato Remonato, ha 56 anni e di professione fa il massaggiatore sportivo nel Miranese. Ma dietro questa sua professione, secondo i carabinieri, si spalancava l'inferno, un inferno che per molti ragazzini potrebbe restare un marchio indelebile. Ma soprattutto un inferno la cui portata è ancora difficilmente quantificabile e proprio per questo la procura della Repubblica ha autorizzato la pubblicazione del nome e delle foto: chiunque avesse avuto esperienze particolari con quest'uomo può contattare i carabinieri di Mirano.

Secondo l'accusa Remonato avrebbe sottoposto almeno un ragazzino a violenza sessuale dopo averne carpito la fiducia, ma i casi potrebbero essere di più.

Se tutte le accuse verranno confermate emerge quindi la figura di un vero e proprio "orco" che collaborava con varie società sportive del Miranese ed era molto bravo nel suo lavoro tanto che nel 2001 era stato massaggiatore ufficiale del Calcio Mestre.

Come massaggiatore l'uomo aveva in affitto una parte di un poliambulatorio a Mirano, dove riceveva i ragazzi e dove avrebbe costretto con violenza un minore (residente in un Comune del Veneto) a subire atti sessuali.

Nel corso di una perquisizione domiciliare, Remonato è stato trovato in possesso di uno smartphone contenente un video che ritrae un minore nell'atto di compiere e subire atti sessuali e di un personal computer che conteneva quasi mille file immagine/video con minori.

   L'indagine dei militari era stata avviata nell'ottobre 2011 dopo un'azione estorsiva commessa proprio ai danni dell'arrestato da due cittadini romeni che con minacce (relative alla divulgazione di materiale video registrato che lo ritraevano mentre consumava un rapporto sessuale con un ragazzo che i due dicevano essere loro figlio) chiedevano 50 mila euro in cambio del silenzio.

I carabinieri erano quindi arrivati a Remonato come "vittima" proprio perché seguivano le mosse di questa banda rumena che inviava ragazzi da persone sospettate di pedofilia e poi le ricattava.  Per questi fatti nel novembre 2012 a Trieste i carabinieri avevano arrestato la donna romena denunciando il marito, all'epoca detenuto in Romania.

In quell'occasione però gli inquirenti non avevano trovato foto che ritraessero l'uomo con i ragazzi. Ora sì. L'uomo è agli arresti domiciliari a disposizione dell'autorità giudiziaria.

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