Ha vagato fino al camposanto in preda alla disperazione
Quindici ore col cervello in preda alla follia, che prima lo ha spinto a dare fuoco alla sua abitazione a Marghera e poi a tentare il suicidio all’interno del cimitero di Favaro. Quindici ore costellate anche da racconti privi di senso fatti alla polizia e ai parenti. E poi foto e altri effetti personali ritrovati addosso all’uomo che in parte sono inspiegabili anche alle persone a lui vicine.
Da tempo G.A., aveva dei problemi psichici, ma a quanto dicono coloro che lo conoscono, non gravi. Nessuno, stando a quanto fin qui ricostruito dalla polizia, ha mai pensato che sarebbe arrivato a gesti del genere.
Sabato sera, è quasi certo, è stato lui a dare fuoco alla sua abitazione: ha prima incendiato il letto e poi il divano. Tutto questo poco prima che la moglie tornasse a casa, a Marghera. Lui, quando la donna apre la porta e trova un muro di fumo, in casa non c’è. Sono circa le 19.30 e l’uomo sembra sparito nel nulla. In realtà sta vagando per Marghera.
Quando qualcuno gli dice che a casa lo stanno cercando se ne torna verso l’abitazione, nei pressi della quale lo incrocia una volante della polizia. Fin da subito i poliziotti si rendono conto che lui è coinvolto nell’incendio: anche se un’ammissione vera e propria non c’è, l’uomo fa discorsi strani.
Alla fine il pm decide di mandare a casa l’uomo e di aspettare la perizia dei vigili del fuoco e il termine delle indagini della polizia, che deve ancora sentire dei testimoni. Dai primi accertamenti i poliziotti, tra l’altro, non escludono che l’incendio sia stato un tentato suicidio. Ieri questo sospetto si è rafforzato. L’uomo infatti, visto lo stato confusionale, è stato affidato a dei parenti.
Ma oramai è finito in un tunnel da cui non riesce più a uscire. A quanto pare nel cervello ha un chiodo fisso: vuole farla finita. E ieri mattina l’ultimo atto all’interno del cimitero di Favaro. Perché in quel luogo non è chiaro e difficilmente lui lo potrà spiegare. Infatti le sue condizioni sono molto gravi. Quando è stato soccorso e rianimato era già in coma. Per tanti minuti il suo cervello è rimasto senza ossigeno. Se si salva è difficile dire come resterà in vita. Per ora è ricoverato nel reparto di rianimazione dell’ospedale dell’Angelo.
I poliziotti delle volanti che sono intervenuti, ora dovranno trovare una spiegazione al comportamento, scoprire perché quelle foto in tasca, quei bigliettini e quegli altri effetti personali che gli sono stati trovati addosso. Per adesso nemmeno i familiari, sentiti solo in parte, hanno saputo fornire una spiegazione.
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