Guerra in Tribunale per la proprietà della locanda Ovidius

L’albergo sul Canal Grande, a due passi dal Ponte di Rialto è al centro di una causa civile e di un processo per truffa
Di Giorgio Cecchetti
CECCHETTI INTERPRESS/TAGLIAPIETRA. 10.01.13.- ANTICA LOCANDA OVIDIUS
CECCHETTI INTERPRESS/TAGLIAPIETRA. 10.01.13.- ANTICA LOCANDA OVIDIUS

VENEZIA. La Locanda Ovidius, hotel a tre stelle che si affaccia sul Canal grande a due passi dal Ponte di Rialto, è al centro di una contesa che nei giorni scorsi ha prodotto una sentenza civile, con la quale il giudice del Tribunale civile Manuela Farini ha condannato gli attuali proprietari, i fratelli mestrini Giovanna e Gianluca Scorla (rispettivamente 33 e 49 anni) a restituire ben due milioni e 200 mila euro più gli interessi all’ingegnere di Dolo Adriano Ghirarldo, che voleva acquistare l’albergo, e il rinvio a giudizio dei due, che davanti al giudice penale di Mestre dovranno rispondere di concorso in truffa nel prossimo mese di aprile.

Ghiraldo e i fratelli Scorla avevano preso accordi in modo che sia gli immobili ai civici 677 e 678 di calle del Sturion, a San Polo, e l’attività alberghiera passassero di mano per sette milioni e mezzo di euro. Il prezzo sarebbe aumentato di due milioni se entro il 30 aprile dell’anno successivo (il preliminare con il prezzo era stato firmato l’11 aprile 2008) fosse stata conseguita la licenza di albergo a tre stelle (prima era un a locanda). Per quanto riguarda l’immobile al civico 678, il 31 luglio 2008, Ghiraldo l’aveva acquistato per 4 milioni e 40 mila euro, versando però 2 milioni e 200 mila euro e trattenendo un milione e 840 mila euro a garanzia della cancellazione delle ipoteche che pendevano sul bene dei due fratelli mestrini.

Nella sentenza del giudice civile Farini si legge che inizialmente l’ingegnere di Dolo, sostenuto da subito dall’avvocato Luigino Martellato, ha chiesto all’autorità giudiziaria l’esecuzione degli obblighi del trasferimento di tutti i beni previsti dal preliminare di vendita. Mentre Giovanna e Gianluca Scorla hanno fatto un passo indietro, chiedendo la cancellazione del preliminare e insistendo per ottenere quel milione e 840 mila euro che ancora l’ingegnere doveva loro per l’immobile al civico 678. L’avvocato Martellato per Ghiraldo, invece, si è battuto per la risoluzione dell’intero preliminare di vendita per l’inadempimento dei venditori con la conseguente restituzione del due milioni e 200 mila euro già consegnati.

Il magistrato spiega nella sentenza che, in realtà, l’oggetto del contratto di compravendita è un unicum inscindibile, visto che in vendita non erano tanto i singoli beni mas il loro complesso, beni immobili e attività alberghiera.

«Il perdurare dell’atteggiamento dei fratelli Scorla», si legge nella sentenza, «accompagnato alla volontà di non restituire alcunchè del denaro ha legittimamente fondato il mutamento della domanda di adempimento a risoluzione dei contratti per colpa dei due fratelli».

Nel frattempo, il pubblico ministero Giovanni Zorzi ha mandato a giudizio Giovanna e Gianluca Scorla per truffa, accusandoli di aver incassato i due milioni e 200 mila euro raccontando all’acquirente che l’azione giudiziaria intentata loro da una creditrice aveva una mera valenza formale perché il contenzioso era già stato composto, mentre non era così, e nonostante la consegna del denaro non avevano consentito a Ghiraldo di entrare il possesso neppure dell’immobile al civico 678, che pur aveva in parte pagato, consegnando l’ingente somma di danaro.

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