Grattacielo in legno a Jesolo, indaga la Finanza

JESOLO. Doveva nascere come l’edificio in legno più alto d’Europa: 12 piani e 24 appartamenti, puro esempio di ecosostenibilità con consumi energetici ridotti al minimo. Al lido di Jesolo una novità assoluta dopo decenni di costruzioni impattanti che hanno soffocato il litorale. Sul grattacielo che doveva essere realizzato alle spalle di piazza Trieste è stato aperto un fascicolo dalla Procura di Venezia. Il pubblico ministero Antonia Sartori si è affidato per le indagini alla Guardia di Finanza.
I lavori sono stati più volte rinviati a partire dal 2018, con la iniziale previsione di terminarli nel 2019. Poi, con l’emergenza Covid, la battuta d’arresto è stata inevitabile, tanto che si è parlato anche dell’interessamento da parte di un nuovo fondo immobiliare con capitali esteri deciso a riprendere in mano il progetto senza più considerare la avveniristica struttura in legno e modificando l’intervento sulla base di nuovi criteri edilizi ed estetici. In pratica, una palazzina del tutto nuova che di quella torre in legno non conserverebbe praticamente più nulla.
Ma c’erano già delle caparre versate per centinaia di migliaia di euro. C’è chi sostiene addirittura per 3 milioni di euro. E a quanto pare qualcuno, vista la situazione che ormai non si sbloccava più, ha denunciato tutto in Procura, dando l’input alla nuova inchiesta che getta altre ombre sullo sviluppo urbanistico del litorale jesolano.
La presentazione dell’intervento denominato “Cross Lam Tower”, la torre di legno più alta in Europa, che doveva sorgere vicino a piazza Trieste nel cuore del lido, era stata particolarmente ad effetto, con il coinvolgimento di esperti della comunicazione e immobiliaristi nella cornice di convegni sulla bioedilizia quale nuova strada maestra dello sviluppo urbanistico a Jesolo e in Veneto.
La nuova bioarchitettura quale antidoto ai veleni delle colate di cemento che hanno corroso la storia recente della città balneare. La voce dei lavori fermi e addirittura di un progetto caduto nel vuoto è diventata sempre più insistente al punto che JesoloInMovimento, associazione collegata al Movimento 5 Stelle, aveva chiesto pubblicamente dei chiarimenti in Comune per capire cosa stesse accadendo. Nell’agosto 2019 il gruppo di attivisti 5 Stelle era intervenuto dopo le voci sui ritardi, le caparre versate, le paure delle agenzie immobiliari silenti di fronte ai ritardi. Si erano rivolti al Comune e in particolare a chi aveva fatto da “testimonial” all’operazione.
«Stando a quanto ci è dato sapere», avevano denunciato, «la ditta costruttrice ha concluso vendite di appartamenti da costruirsi in un lotto che pare ancora non si fosse aggiudicata. Sarebbe grave se tali voci avessero fondamento in quanto con l’avallo degli amministratori comunali si è promosso un investimento che non avrebbe tutti i crismi legali». Ma le risposte non sono mai arrivate.
Un investimento di quasi 10 milioni di euro della società “Mia Re” di Treviso che prevedeva di realizzarla, nella più rosea delle previsioni, per il mese di dicembre 2019, slittando poi a marzo 2020 per poi far calare il silenzio. Si prometteva un risparmio dei consumi energetici nell’ordine del 45%, secondo i criteri di edilizia Urban-Bio. Molti acquirenti avevano dunque versato anche consistenti caparre ai costruttori attendendo con impazienza date certe che non ci sono mai state. La società ha sempre chiarito con la massima serenità che si erano verificati problemi dovuti prima al maltempo che si era abbattuto sul lido, poi al fermo dei cantieri e successivamente al Covid. Poi il silenzio e ora un’inchiesta che potrebbe svelare nuovi retroscena. —
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