Grandi navi, i terreni di Brugnaro e il Park Petroli. Ecco come è nata la “guerra fredda” contro il Porto

VENEZIA. Una motivazione ufficiale ora è arrivata, quella dei tanti dubbi sulla gestione da parte del Porto della concessione alla Ve.Ro.Port. MOS del gruppo Mantovani con finanziamenti pubblici contestati dai rappresentanti di Regione e Città metropolitana nel comitato di gestione dell’Autorità portuale veneziana.
Ma la “guerra fredda” va avanti da tempo anche su temi strategici per la città. senza alcuna dichiarazione ufficiale. Tutti sanno che nelle aree di competenza portuale si sta giocando una partita importantissima che va avanti dal 2016, quella del nuovo Piano regolatore portuale e la posizione del Porto in questi anni è stata spesso coinvolta nella polemica con il sindaco Brugnaro su tanti progetti: dai poteri di pianificazione urbanistica sull’area dei Pili che potrebbe ospitare un nuovo palazzetto dello sport con darsena, case, e posti barca di una darsena.Quei terreni sono stati comperati dall’attuale primo cittadino quando era un imprenditore e oggi fanno parte del trust.
Altri motivi di scontro sono stati il progetto di una nuova stazione Marittima per le grandi navi da crociera a Marghera, il futuro dell’area di San Basilio. Poi c’è stato anche il parere negativo del Porto alla viabilità per la nuova piscina di via delle Macchine, querelle poi rientrata nei mesi successivi con una intesa.
Ultimo atto, riportano le cronache, l’annuncio di una azione in autotutela del Porto con un esposto sulla realizzazione del parcheggio Park Petroli. all’imbocco dei Pili, che non sarebbe stato autorizzato ai sensi del Piano regolatore portuale. Finora i motivi di attrito e conflitto tra Comune e Porto sono stati tanti ma in questo ennesimo atto di una “guerra fredda”adesso il “siluro” di risposta, per dirlo in termini belligeranti, ha scosso le acque veneziane: il voto contrario al consultivo di bilancio mette in difficoltà seria il sistema Porto, ma anche imprese e lavoratori in un momento alquanto complicato per tutta l’economia cittadina.
Si conferma l’asse tra Brugnaro e Luca Zaia che porta in dote l’appoggio leghista alla corsa alla riconferma del sindaco di Venezia e sindaco metropolitano. Finora Zaia ha mantenuto uno stile distaccato evitando scontri diretti con l’autorità portuale. Ma va anche ricordato che nel suo progetto di Autonomia del Veneto, il Porto passa sotto la Regione e non va più considerato dello Stato.
Anche ieri il governatore sulla vicenda si è smarcato, spiegando che il parere contrario era noto in giunta ma che la questione, di fatto, non stava in capo a lui ma all’assessore Marcato. Chi ha tirato fuori il carico pesante pare essere il sindaco Brugnaro che difende in pieno il suo “uomo”. Fino dal febbraio 2017 quando Musolino venne nominato dall’allora ministro Pd Delrio, il sindaco disse chiaramente che avrebbe preferito u la riconferma di Paolo Costa, presidente uscente. Lo scorso anno le avvisaglie dello scontro c’erano state tutte ed evidenti. E per questo a Musolino ora pare di vivere come Bill Murray ne “Il giorno della marmotta”. Nel 2019 i rappresentanti, sempre gli stessi, di Città metropolitana e Regione avevano lanciato il messaggio disertando il voto sul bilancio e facendo saltare il numero legale. Stavolta hanno votato contro e hanno spiegato le loro ragioni, facendo emergere una vicenda intricata di cui si parlerà a lungo. —
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia