Grandi Navi a Venezia: è il momento di scegliere, tutto il mondo ci guarda

Forse un segno del Cielo, arrivato nel giorno della Sensa quando la città celebra il suo «Sposalizio con il mare».
Foto Ufficio Stampa Vigili del Fuoco/LaPresse02-06-2019 - Venezia - ItaliaCronacaVenezia, Nave da crociera contro battelloMolo San Basilio: una nave da crociera scarroccia andando ad urtare la banchina e colpendo un’imbarcazione turistica. Sul posto motobarche e sommozzatori dei Vigili del fuocoDISTRIBUTION FREE OF CHARGE - NOT FOR SALE
Foto Ufficio Stampa Vigili del Fuoco/LaPresse02-06-2019 - Venezia - ItaliaCronacaVenezia, Nave da crociera contro battelloMolo San Basilio: una nave da crociera scarroccia andando ad urtare la banchina e colpendo un’imbarcazione turistica. Sul posto motobarche e sommozzatori dei Vigili del fuocoDISTRIBUTION FREE OF CHARGE - NOT FOR SALE

VENEZIA. Non è un incidente come gli altri. Forse un segno del Cielo, arrivato nel giorno della Sensa. Quando Venezia celebra il suo «Sposalizio con il mare».

Agli sposi adesso la casa sta un po’ stretta. La convivenza si è fatta impossibile. Le antiche galee cariche di spezie sono state sostituite da grattacieli alti quasi come il campanile di San Giorgio. Carichi di turisti che ci guardano dall’alto e scattano le foto. Venezia è solo uno sfondo, il palcoscenico.

Un meccanismo che si è rotto. Sotto gli occhi del mondo si sono riaccesi i riflettori sulla laguna maltrattata. La collisione e i feriti. Ma soprattutto un rischio che Venezia Patrimonio dell’Umanità non può più sostenere.

Le domande si moltiplicano. Se fosse successo mille metri più indietro? Dove sarebbe finita la grande nave con le sue 65 mila tonnellate e un abbrivo che nessun rimorchiatore potrà mai fermare?

Fino a qualche anno fa chi denunciava l’incompatibilità di quelle navi con la delicatezza della laguna veniva attaccato, denunciato, preso in giro nei phamplet di regime che denunciavano come «fotomontaggi» gli splendidi scatti di Berengo Gardin. O gli articoli dei giornalisti.

«Si istilla la paura, incidenti non sono possibili», la rassicurazione. Poi nel gennaio 2012 arriva il naufragio della Costa Concordia. Come sempre la tragedia riaccende l’attenzione. Il governo fa un decreto (il Clini-Passera) che vieta alle navi il transito vicino alle «zone sensibili». Cosa c’è di più sensibile di Venezia e della sua laguna?

Ma arriva la «deroga»: tutto resta com’è in attesa delle alternative. Da sette anni e mezzo la politica non è riuscita a prendere una decisione. Si è passati dalla linea «dura» (le navi restano dove sono) ai progetti di grandi canali scavati in laguna, alle banchine in mare.

Adesso si parla di Marghera, del canale Vittorio Emanuele e, a lungo termine, del porto passeggeri a Chioggia. Dibattito infinito. Quasi sempre ideologico. Che raramente si basa su un laico confronto tra costi e benefici. E manca sempre la parola chiave, che dovrebbe ispirare il nostro futuro: sostenibilità. Fino a che punto la laguna potrà ancora sopportare?

l business – legittimo – degli armatori non può essere anteposto alla salvezza di una laguna per cui lo Stato ha speso finora decine di miliardi di euro. Inutile «rifare le barene» quando le eliche le distruggono. O parlare di sviluppo compatibile se il passaggio di queste navi, chiaramente fuori scala, contribuisce a portare in mare i sedimenti. E dunque a distruggere la laguna.

Che fare? Tutte le soluzioni sul tavolo hanno bisogno di anni per essere realizzate. Intanto si spinge per il «breve termine». Ma una cosa è chiara: le navi «troppo grandi» in laguna non potranno più entrare.

Il mondo adesso ci guarda da vicino. —

Argomenti:grandi navi

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia