Gli amici del Cai: «Così serio e attento»
Michele Boato è sconvolto: «Sabato l'ultimo incontro»

La Guglia Gei sulle Piccole Dolomiti vicentine teatro della tragedia
«Sono sconvolto dalla notizia, l'avevo visto proprio ieri (sabato ndr) sul Cansiglio dove abbiamo partecipato entrambi ad un convegno dedicato alla sua tutela. Fabio era tra i partecipanti a quella iniziativa ma non è intervenuto. Ci conoscevamo da tanti anni, era proprio una brava persona. Era stato anche mio segretario quando per la prima volta entrai in Consiglio regionale nel 1985». Al telefono Michele Boato non nasconde l'emozione, evidente, di fronte alla notizia della morte dell'amico Fabio Favaretto. Esperto alpinista e profondo amante e conoscitore della montagna, Favaretto era uno dei soci storici del Cai di Mestre. Era legato da una profonda amicizia a Guido Furlan, altro dirigente del Cai di Mestre, e Andrea Zannini, mestrino anch'egli e docente all'Università di Udine. «Eravamo amici da tantissimi anni, abbiamo iniziato assieme ad arrampicare con il Cai di Mestre. Abbiamo fatto gli aiuto istruttori e assieme siamo stati collaboratori - spiega Zannini - della rivista Alpes, dai primi numeri fino al Duemila. Nel 1991 abbiamo pubblicato insieme la guida alla catena del Sella per la guida ai Monti d'Italia. Negli anni Ottanta, Fabio era molto impegnato nell'ambientalismo e ha continuato a occuparsi della montagna e della sua tutela entrando nel gruppo Tam del Cai». Anche Massimo Doglioni, direttore delle scuole di alpinismo del Cai, è stato subito informato di quanto è accaduto al rifugio Campogrosso sulle Piccole Dolomiti. «Favaretto lo conosciamo tutti. E' stato dirigente nazionale e regionale della sezione Tutela Ambiente montano del Cai ed è stato aiuto istruttore della scuola di alpinismo. Era una persone estremamente precisa e lavorava con grande serietà. Il luogo dove è avvenuto l'incidente è molto frequentato. A mio avviso non è qualificabile come un incidente di montagna, ma un incidente e punto su cui sicuramente saranno eseguiti accertamenti per capire le cause». Un consigliere regionale del Cai, Redento Telerico aggiunge: «E' una tragica fatalità. A volte in primavera i rischi sono maggiori perché le rocce devono ancora consolidarsi dopo l'inverno gelato».
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