Giudici di pace alla paralisi in sette per 9 mila contenziosi

Ufficio ridotto all’osso dopo l’accorpamento con Mestre e Dolo. La pianta organica prevede 29 unità La denuncia dell’Ordine degli avvocati: «Situazione insostenibile che non garantisce più la giustizia»
Interpress/Mazzega. 10.06.2015.- Riva di Biagio Palazzo del Giudice di Pace
Interpress/Mazzega. 10.06.2015.- Riva di Biagio Palazzo del Giudice di Pace

VENEZIA. Non è la giustizia della grande ribalta, ma quella con la quale i cittadini si confrontano tutti i giorni: il Giudice di pace. Un ufficio che dopo l’accorpamento con Mestre e Dolo è al collasso, non funziona più. Un’impresa per i giudici garantire il quotidiano, mentre l’arretrato oramai è perso. Dire che mancano mezzi e uomini è un eufemismo. È la Caporetto della giustizia. Prima dell’accorpamento nelle tre sedi lavoravano ventisei amministrativi, ora sono sette. I giudici sono sette, prima erano undici, mentre la pianta organica ne prevede ventinove. A denunciare la situazione, Ordine degli Avvocati e gli stessi Giudici di Pace.

Paolo Maria Chersevani, Presidente Ordine degli Avvocati, spiega: «Giudici, avvocati e naturalmente cittadini stanno pagando una situazione insostenibile. Quello che succede, ogni giorno, negli uffici del Giudice di Pace è indescrivibile. Siamo vittime di un sistema che non garantisce più la giustizia. La giustizia è uno degli elementi qualificanti di una società, a Venezia non è più garantita. Domenica si vota. Mi auguro che chi viene eletto ci sostenga in questa battaglia e si faccia carico della situazione per la quale noi chiediamo, assieme ai giudici, che si trovi una soluzione. Per il momento, però, non siamo stati ascoltati». «La crisi in cui ci troviamo è gravissima. Siamo in piena paralisi degli uffici. Tutto è iniziato con gli accorpamenti che hanno depauperato il Giudice di Pace di Venezia. Dovevano razionalizzare il nostro lavoro e lo hanno distrutto. E i primi a pagarne le conseguenze sono i cittadini - racconta Nadia Santambrogio, giudice di pace -. L’attuale carico di lavoro del giudice di pace di Venezia è di 9mila sopravvenienze annue, a cui si aggiungono gli affari in corso e gli arretrati arrivati con gli uffici accorpati. Per il penale vuole dire cinque udienze la settimana con trenta quaranta processi ciascuna. Si sta creando dell’arretrato irreversibile».

Aggiunge il suo collega Fabrizio Pertile. «Da tempo chiediamo che si affronti la questione, ma ogni nostra richiesta al Ministero non ha ottenuto nemmeno una risposta. Il malessere negli uffici è forte e questo si ripercuote in tutti coloro che fruiscono della struttura, dagli avvocati ai cittadini. Questi ultimi devono essere consapevoli della situazione perché sono loro che ne pagano le conseguenze. Non sto qui a ricordare che i fascicoli li consultiamo dopo averli scovati nei luoghi più disparati. Non c’è l’informatizzazione della consultazione e per dirne un’altra tagliamo personalmente la carta da fogli A3, per ottenerne in formato A4».

Carlo Mion

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia