Gita scolastica diventa un’odissea

La partenza per un viaggio di istruzione si trasforma in un’odissea per 63 studenti veneziani. A dirlo è Giovanni De Nardus, professore del liceo Benedetti-Tommaseo.
Il vagone motrice va in fiamme, il treno si ferma in piena notte e i minuti di ritardo si accumulano. Fino all’arrivo a Milazzo, in Sicilia, con oltre sei ore di ritardo. La quarta A, B ed E dello scientifico veneziano sono partite l’altro ieri da Venezia. Fin dalla prima tratta, non mancano le avvisaglie della mala sorte.
Alla prima tappa, a Roma, i minuti accumulati sono già 71. Qualche malfunzionamento lungo la linea, controlli di routine: le spiegazioni dei controllori, durante il viaggio, sono vaghe. Sono comunque troppi, si rischia di perdere la coincidenza per la Sicilia.
«Per fortuna» racconta De Nardus «una comunicazione tra capotreni ci ha permesso di non perdere il treno». Da lì, però, inizia la disavventura. Alle 16.35 la partenza da Roma, con un treno notturno. Già all’uscita dalla Capitale, però, una delle motrici del treno dà i primi problemi.
Il primo stop è a Latina, con fumo e puzza di bruciato che arriva dalla punta del convoglio. Sulle prime, i controllori tranquillizzano ragazzi e accompagnatori.
Il problema, dicono, è un freno che bloccava una ruota. Neanche a dirlo, lo stesso problema si verifica a Sessa Aurunca. Questa volta la faccenda è più seria.
Dalla motrice esce qualche fiamma, il treno si blocca improvvisamente: «Non è successo niente di grave» continua De Nardus «però la seconda volta sono stati chiamati carabinieri, Vigili del Fuoco e ambulanze. Fatto sta che siamo rimasti bloccati per ore».
Nessun pericolo per i ragazzi, solo un piccolo spavento e tanta puzza di bruciato in piena notte. L’arrivo a Milazzo era previsto per le 7.06 di mattina. Il programma, poi, prevedeva una tappa a Vulcano. I ragazzi sono dal treno, provati, soltanto verso le 14. E in tarda serata si sono spostati a Vulcano. Dopo quasi 24 ore di viaggio. Adesso qualche giorno di riposo e visite culturali, prima del rientro a Venezia nella notte tra il 30 aprile e il primo maggio. «Speriamo» conclude De Nardus «che fili tutto liscio, un’avventura di questo tipo ci è bastata». (e.p.)
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