Giovane morto a Jesolo, i genitori: «Chiarezza sulla morte di Andrea»
«Vogliamo la verità, potrebbero esserci altri responsabili». I genitori di Andrea Taormina, il diciassettenne trovato morto venerdì al residence Playa Grande di Jesolo, non si danno pace: «Vogliamo emerga la verità»

Un’immagine felice di Andrea Taormina, aveva solo 17 anni
JESOLO. «Vogliamo che si accerti completamente la verità su quello che è accaduto la notte in cui nostro figlio Andrea è morto. Sospettiamo che non sia stato lui a scrivere il messaggino trovato sul cellulare dello spacciatore arrestato». Antonio e Mariana, i genitori di Andrea Taormina, il diciassettenne di Mestre trovato morto venerdì al residence Playa Grande di Jesolo, oggi si affideranno ad un avvocato. Non si danno pace.«Vogliamo che emerga tutta la verità su quella notte e se ci sono altre responsabilità che vengano a galla - ci dicono - Abbiamo dubbi che sia stato Andrea giovedì notte alle 00.15 ad inviare il messaggino allo spacciatore che è stato poi arrestato dalla polizia. Il messaggino sarà partito dal suo telefono ma dubitiamo che lo abbia scritto lui».
A motivare quel dubbio un particolare inquietante. Dice la mamma: «Venerdì alle 12.41 abbiamo ricevuto la chiamata, attraverso il cellulare dell'amico di nostro figlio, del medico dell'ospedale di Jesolo che ci informava che Andrea stava male. In realtà era già morto. Ma alle 12.42 una mia amica ha ricevuto un sms dal telefonino di Andrea, con parole abbastanza incomprensibili. Chi ha inviato quel sms? Forse qualcun altro ha usato il cellulare di nostro figlio». Dubbi di due genitori, duramente colpiti dalla tragedia della perdita del figlio. Dettagli da chiarire nell'indagine in corso da parte di Squadra Mobile e Polizia di Jesolo. Oggi è prevista l'autopsia sul corpo di Andrea per chiarire le cause del decesso. E sempre oggi partono gli interrogatori davanti al giudice dello spacciatore Ramzi Maiti, arrestato a Marghera. Antonio e Mariana continuano a parlare. «Nostro figlio non era un tossico, come è stato dipinto. E' stato un ragazzo sfortunato».
«Aveva 15 anni quando abbiamo capito che fumava eroina, siamo stati noi a portarlo subito al Sert di Mestre dove era seguito dal dottor Carraro. Non gli è mai stato somministrato del metadone. E' stato in cura per un supporto psicologico, non farmacologico. Solo di recente aveva avuto una ricaduta. Andrea era un ragazzo fragile, ipersensibile e noi non siamo stati genitori distratti», raccontano i genitori, intenzionati a difendere il loro figlio da una immagine di consumatore abituale di droghe. Il padre Antonio prosegue: «Il fatto che la polizia sapesse chi era mio figlio è solo merito mio; ho fatto il detective in giro per Mestre per capire chi frequentava e dove andava mio figlio e sono andato io a parlare ai poliziotti, spiegando la situazione, forse per intimorirlo. Le facce degli spacciatori le conosco tutte». Pure quella del tunisino che ha venduto la dose all'amico del figlio.
I tanti messaggi su Facebook degli amici servono ad alleviare un dolore senza fine. «Andrea era tanto benvoluto, era un ragazzo con un concetto quasi eroico dell'amicizia. Noi speravamo in una alleanza con altre famiglie ma ci siamo trovati soli. L'emergenza droga è reale e servono fondi per intervenire. Altrimenti rischiamo di perdere una generazione».
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