«Gigolò a Jesolo, stressante ma divertente

Un noto imprenditore racconta la sua esperienza giovanile: «Lo facevo per sopravvivere»

JESOLO

Oggi insospettabile imprenditore del turismo, ieri gigolò prestante sul litorale. Chi si confessa in controluce è un 45enne che è diventato un imprenditore che opera nel turismo di Jesolo, ma fino a circa 15 anni fa aveva le mani in tutt'altra pasta. Aveva circa trent' anni quando, lui che era originario del Trevigiano, lavorava per un'agenzia di sedicenti modelli. Almeno così si diceva, invece quei modelli erano energici e affascinanti accompagnatori per signore.

A Jesolo succedeva, e succede ancora, anche questo. Capelli lunghi, permanente, terra sul viso e corpo lampadato, canottiera attillata e giacca con mega spalle alla Mazinga, stivali da cow-boy sotto jeans sbiaditi. Il look era questo e le donne impazzivano per dei ragazzi che vivevano doppie vite in gran segreto, senza tentare di conquistare le luci della ribalta con improbabili confessioni o interviste televisive.

«Noi lo facevamo davvero per sopravvivere - racconta nel suo ufficio al lido, dove oggi lavora ed è sposato - non ci sognavamo certo di raccontarlo in Tv o ai giornali. In questi giorni in cui si parla di storie curiose, donne che cercano a Jesolo il padre dei loro figli concepiti in vacanza, mi è venuta la voglia di raccontare anche la mia esperienza. Agenzia molto seria del Trevigiano, reclutava i ragazzi nelle discoteche più in voga. Massimo riserbo, nomi inventati, le scuderie erano selezionate da donne attempate e d'esperienza. A fine anni ’80 e primi ’90 era pieno di clienti. Le portavamo a mangiare al ristorante, in quelli di Cortellazzo o in via Bafile, poi si andava magari in discoteca al King's o al Muretto, sempre che non fossero di qui. Molte erano di Milano, poi c'erano le straniere, austriache soprattutto. A volte dovevamo solo accompagnarle, poi con qualcuna si finiva in albergo o in un appartamento fino a mattina. Non c'erano viagra e cialis, solo uova sbattute. Ma non era così bello. Una donna diversa ogni settimana, la testa che ti partiva per non fare gaffe sui nomi. E poi dovevi ascoltare le loro storie di famiglie distrutte, mariti che le trascuravano. Guadagnavo bene, sui 2 o 3 milioni al mese, ma poi la vita costava in lampade, palestra, vestiti, macchina».

«Non lo consiglierei a nessun giovane- conclude l'ex gigolò - troppo stressante, con il tempo ti rubava l'anima. Ma a Jesolo, era divertente e da allora ho iniziato ad apprezzare questa città spensierata».

Giovanni Cagnassi

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