Cantiere Enel a Fusina, i lavoratori Somi riassorbiti dopo la mobilitazione

Prima di Natale il blocco delle attività e la protesta in strada, ora parte dei dipendenti è stata assunta da Bonatti. Resta l’incertezza sullo stipendio di dicembre

Francesco Furlan
I lavoratori in strada durante i giorni della protesta
I lavoratori in strada durante i giorni della protesta

Hanno trascorso i giorni prima di Natale a protestare davanti alla centrale Enel Palladio di Fusina, paralizzando la città, perché rimasti senza stipendio. Ed erano, dopo tre giorni di blocco, riusciti ad ottenerlo. Anche grazie alla mediazione della prefettura.

Ora le strade dei circa 250 lavoratori della Somi Impianti - l’azienda di Pescara che faceva parte della Rti chi sta realizzando la nuova centrale a biogas di Fusina - si sono divise.

In parte se ne sono andati volontariamente in altre aziende, in buona parte sono stati assorbiti dalla Bonatti, azienda capofila dell’Ati, e sono già rientrati al lavoro nel grande cantiere di Fusina. Altri ancora sono finiti in regime di cassa integrazione, procedura avviata dalla Somi a Pescara. Infine, i lavoratori che avevano un contratto a termine, scaduto a fine anno, sono in attesa di capire se anche per loro, attraverso la Bonatti o le altre aziende dell’Ati, ci sarà la possibilità di tornare al lavoro.

Per tutti, però, c’è una scadenza fondamentale che, se non dovesse essere rispettata, potrebbe riportarli a scendere in strada a protestare. È quella del 15 gennaio, quando i lavoratori si aspettano di vedere sui loro conti corrente il bonifico del pagamento dello stipendio di dicembre.

Chi paga? La Somi, che è priva di liquidità - contesta a Enel di non aver ricevuto tutti i pagamenti per gli stati di avanzamento lavoro, circostanza che Enel nega - o la stessa Bonatti che già se ne era fatta carico, insieme a Enel, per sbrogliare l’aggrovigliata matassa di Natale?

«L’importante è che ci arrivi lo stipendio», rispondono i lavoratori, «noi non abbiamo timori a protestare. E lo abbiamo già dimostrato». Il caso, come si ricorderà anche solo per essere rimasti imbottigliati nel traffico in quei giorni, era scoppiato quando la Somi, con una lettera inviata agli oltre 250 lavoratori, aveva annunciato, il 13 dicembre, l’impossibilità di pagare gli stipendi di novembre a causa «di una grave crisi di liquidità» per circostanze «derivanti dalla committente Enel per la mancata autorizzazione alla fatturazione dei lavori svolti sul cantiere di Fusina».

Alla lettera seguirono i tre giorni di protesta, con il blocco del traffico, di lavoratori non sindacalizzati e fermi nel non muoversi dai cancelli. Enel voleva che fossero le imprese dell’Ati a farsi carico degli stipendi e delle tredicesime dei lavoratori, per una somma totale di oltre 2 milioni di euro mentre le imprese dell’Ati ritenevano che dovesse farlo Enel. Dopo i primi giorni di stallo, la soluzione era arrivata con l’accordo firmato dai rappresentanti di Bonatti, Fiom Cgil, e Somi.

Bonatti si è impegnata a pagare gli stipendi relativi a novembre e Somi è stata estromessa dall’Ati. Ora però è il momento di pagare la mensilità di dicembre. Alcuni contatti tra le parti - il sindacato, la committente Enel, le aziende Somi e Bonatti - ci sono già stati nei giorni scorsi e tutti vogliono evitare quel che è accaduto un mese fa. A farsi carico dei pagamenti dovrebbe essere, quindi, ancora Bonatti. I lavoratori lo scopriranno tra pochi giorni, quando vedranno lo stipendio accreditato. In caso contrario: tutti in strada.

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