Funzionano le paline “antiusura”
Dieci mesi in acqua. E a differenza della palina vicina nessun segno di degrado. Grande successo per il primo esperimento «in rio» dello squerariol Roberto Tramontin. Che ha scoperto una ditta bresciana, la Ecobeton, produttrice di speciali vernici ecologiche «protettive». Un trattamento speciale che secondo Tramontin, figlio d’arte e ormai quasi unico rimasto in città a costruire gondole nel suo squero di Ognissanti, potrebbe essere una valida alternativa alla plastica. La palina recuperata tra gli applausi, qualche giorno fa, dimostra senza ombra di dubbio che il trattamento funziona. «In questo modo», dice il geometra Giampaolo Favero, responsabile di Ecobeton, «si evita il ricorso ai pali di plastica e si fanno durare i pali tradizionali per molti anni». Un successo, che adesso Tramontin pensa di illustrare al Comune e al Magistrato alle Acque. Problema sempre più grave, quello dei pali in legno. In laguna ce ne sono 500 mila, nei rii interni decine di migliaia per l’attracco delle barche. Sempre più il legno che viene dall’Est e non è stagionato, viene sottoposto all’attacco micidiale delle correnti, del moto ondoso e soprattutto delle teredini, parassiti che ne demoliscono pian piano la struttura. Così il tempo di durata delle briccole si è ristretto, i pali in qualche caso vanno sostituiti dopo un paio d’anni, con grandi costi e dispendio di materiali. Adesso l’esperimento di Tramontin sembra dare buoni frutti. «Andiamo avanti», dice Roberto.
Il «popolo delle barche» vuole contare e avanza proposte all’amministrazione in tema di Traffico acqueo e mezzi compatibili. Nei giorni scorsi è stata la volta di Assonautica, che ha inviato al Comune un dossier con le foto dei tanti ptototipi di barche elettriche e a metano in circolazione. «Amsterdam, la Venezia del Nord ha deciso di convertirsi all’elettrico», dice Gianni Darai, campione di motonautica e studioso di cose lagunari, «Venezia cosa decide?». Eppure gli esempi già circolanti non mancano, anche se le autorità sembrano non accorgersene. Come il taxi elettrico elaborato dal cantiere Cucchini su progetto di Piero Tosi, , il mototopo ibrido del cantiere Agostino Amadi di Burano, le barche di Studioplast e del cantiere Vizianello. «Cambiare si può», dice Darai, « lo fanno all’estero perché a Venezia il problema non si pone?»
Alberto Vitucci
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