Funerale in ristorante per festeggiare... gli 80 anni di Roberto Milani

Una trentina di attori, docenti, registi e scrittori riuniti nel locale al Canaletto di Dese per omaggiare con poesie e canzoni il (finto) caro estinto

DESE (VENEZIA). «L’ipocrisia che sta costantemente alla base di qualsiasi orazione funebre, dove mai si sente parlar male del morto anche se lo merita, dove raramente si enumerano i suoi difetti e soprattutto si tacciono le sue eventuali malefatte, è la stessa che in questa circostanza emerge anche di fronte a un caro estinto che non è morto. E che, pur risultando vivo, fa finta di esser morto per sapere da vivo quello che diranno di lui una volta che sarà morto». È l’ennesimo colpo di teatro di Roberto Milani: attore di teatro, veneziano.

Il “caro estinto” che ieri, al ristorante Canaletto di Dese, ha celebrato il suo funerale, in occasione del suo ottantesimo compleanno. Con la realtà pronta a sfumare in una pièce teatrale. E la stanza, con i suoi trenta ospiti, in un palcoscenico animato da attori, registi, tecnici, scrittori, per il commiato al caro estinto, seduto al centro della grande tavolata a ferro di cavallo, per godersi la cerimonia.

Un pranzo pantagruelico a base di pesce, con ogni portata intervallata da un’esibizione: letture di poesie, canzoni, avanspettacolo. Nel ruolo di gran cerimoniere, l’attore Bruno Pietro Spolaore, negli abiti di vero teatrante: sue le presentazioni di ciascun personaggio.



Salvatore Esposito ha cantato il classico della canzone napoletana “Ciccio Formaggio”, il brano di Jean Gabin “Maintenant je sais” e “Ne me rompe el ca’…”, rivisitazione di “Ne me quitte pas” di Jacques Brel. Per omaggiare il passato napoletano di Milani, che a dieci anni trascorse un periodo a Napoli. E, soprattutto, il suo legame con la Francia: lì i genitori dell'attore furono esuli durante il fascismo, lì nacque sua sorella e francese era la moglie Michelle, ora scomparsa.

Omaggio proseguito dall’artista Monica Zuccon che, indossati i panni della “chanteuse”, ha interpretato “Yvonne la nuit”, dall’omonimo film di Totò, in una continua interazione col pubblico. Ed era ancora di Totò “‘A livella”, recitata da Mario Esposito, poesia perfettamente inserita nella cornice del festoso funerale: «'A morte 'o ssaje ched'e?... È una livella».

Tra i momenti più divertenti delle celebrazioni, senz’altro quello che ha visto protagonista il professore di biologia Giorgio Bosazzi, un tempo compagno di classe di Milani, impegnato nella lettura dell’introduzione di "Pacinotteide”: poema scritto dallo stesso attore tra il ’57 e il ’58, durante i tanti (ben più di cinque) anni di scuola trascorsi all’istituto Pacinotti.

Dopo la lettura di “Miserie della vita umana” di Giorgio Manzi, da parte dell’attore Alessandro Bressanello, la cerimonia funebre si è conclusa con l’ingresso in sala di Monsignor Gerolamo de la casa, accompagnato da quattro donne piangenti, in abito nero e con il volto coperto da un velo. Sulle note di una ossimoricamente allegra nenia, il monsignore ha benedetto il sorridente caro estinto. Quindi, dopo il bacio dell’anello da parte delle donne, il momento a lungo atteso: quello dell’orazione funebre, letta dal regista, scrittore e impresario Enrico Ricciardi.

«Ecco, mio caro estinto, non è detto che l’orazione da vivo sia veritiera e mi dispiace che non saprai né da morto né da vivo se gli amici ti abbiano detto tutta la verità. Se ti abbiano detto invece delle pietose bugie o, nel migliore dei casi, se abbiano edulcorato qualche opinione negativa o enfatizzato qualche altra opinione positiva. Da bravo teatrante che ha esplorato Goldoni, sai che dopotutto il mondo è alla roversa: tu forse pensi che tutti siano come te, schietti e sinceri. Quella tua stessa sincerità con cui ti sei sempre rapportato con gli altri». Un finale amaro. Eppure, da un dolce retrogusto, osservando l'affetto dei presenti ieri, nei confronti del caro estinto. Comunque, il sipario non è ancora calato. —

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